Povero Marco Liorni. In Rai gli hanno tirato un brutto scherzo. Dopo essere stato di fatto silurato da La Vita in Diretta, il compìto conduttore romano è stato mandato allo sbaraglio nel sabato pomeriggio della rete ammiraglia con Italia Sì, un people show da lui stesso ideato e con un’idea di fondo abbastanza curiosa (ma anche molto difficile da realizzare adeguatamente): dare voce ad alcuni italiani e alle loro storie. Le modeste risorse a disposizione e la collocazione rischiosa, unite ad un inefficace sviluppo dei contenuti, si sono rivelati uno scoglio contro il quale il programma è andato a sbattere già durante il debutto.
L’impressione suscitata dai primi minuti del nuovo show è stata quella di confusione. Di un programma inconsistente, senza un reale filo conduttore, se non appunto quello – debolissimo nella resa – rappresentato dal desiderio di raccontare il Paese, le sue diversità e le sue contraddizioni. La scelta di offrire per pochi minuti un podio ed un microfono a persone pressoché sconosciute, tuttavia, ha ulteriormente alimentato il senso di smarrimento nel telespettatore, lasciato in balia di una scaletta senza capo né coda e di protagonisti che non sempre avevano grandi cose da dire.
Passando dalla nonnetta sprint al sosia di Albano, dalla signora creduta morta al ricercatore che studia la salute attraverso le voce dei pazienti, Italia Sì ha dato spazio a storie molto diverse tra loro, in una successione talmente rapida da non aver nemmeno consentito un adeguato approfondimento. La sensazione è stata quella di un programma senza bussola, alla deriva ancor prima di aver mollato gli ormeggi, diviso tra l’intenzione di utilizzare toni leggeri e la volontà di portare all’attenzione tematiche e storie anche impegnative, legate all’attualità e alla cronaca, come quella di Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, una delle vittime del disastro avvenuto nel porto di Genova nel 2013.
Da una parte, abbiamo assistito ad imbarazzanti siparietti musicali degni di una tv locale, con il pubblico in studio invitato a cantare, dall’altra abbiamo notato lo sforzo del conduttore, che con i suoi modi garbati ed empatici ha provato a gestire la lunga diretta di due ore nella migliore maniera possibile. Salvando il salvabile. L’ausilio dei cosiddetti “saggi” (Rita Dalla Chiesa, Elena Santarelli e Mauro Coruzzi) non ha svoltato le sorti del programma: anche questi ultimi, infatti, sono quasi sembrati disorientati nell’interpretazione di un ruolo abbastanza incolore e poco incisivo.
Cambiando canale in direzione della concorrenza (a Verissimo, nel frattempo, c’erano Albano e Cristel Carrisi, Irina Shayk, Daniele Bossari e Filippa Lagerback e Irama) il telespettatore si rendeva immediatamente conto della sproporzione tra le due offerte televisive. Tuttavia il 13.2% raggiunto nella seconda parte (10.3% nella prima), che lo ha avvicinato clamorosamente al competitor, calato nella seconda parte al 14.6%, infonde un po’ di ottimismo a Liorni e co. Italia Sì, per ora, è un no.
1. controcorrente ha scritto:
17 settembre 2018 alle 13:45