In Rai così fan tutti. Ma proprio tutti. E l’ipocrisia più grande sta nel negarlo, nel fingere che qualcuno sia (stato) più puro di altri. Il recente rinnovo dei vertici di Viale Mazzini ha scatenato accese polemiche sul fronte politico, con il Pd particolarmente scatenato nella critica all’attuale esecutivo, accusato di agire secondo logiche lottizzatorie. “Con Lega e M5s assistiamo all’occupazione della Rai” ha denunciato il deputato dem Michele Anzaldi, argomentando che in passato – in particolare con il governo Renzi – non fosse così.
Ora: è evidente che gli attuali governanti, spartendosi la torta, abbiano effettuato nomine a loro gradite e ritenute in linea con il progetto politico che intendono portare avanti. Sarebbe da ingenui credere il contrario. I loro predecessori, però, hanno fatto esattamente lo stesso e, proprio per questo, vederli ora indignati per “l’occupazione selvaggia della Rai” che si starebbe compiendo è qualcosa che suscita ilarità mista a fastidio.
Quasi surreali le parole pronunciate al riguardo dall’esponente Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi:
“Ora con Lega e M5s assistiamo all’occupazione della Rai, alla minaccia di spartizione selvaggia dei telegiornali pubblici addirittura con riunioni formali dei ministri a Palazzo Chigi, ai casting con gli aspiranti direttori nelle abitazioni private dei vertici del Governo (…) Renzi è stato l’unico premier con il quale, una volta arrivato a Palazzo Chigi, non sono cambiati i direttori dei Tg Rai. L’unico premier a prestarsi ai confronti anche con i giornalisti più critici, in qualsiasi trasmissione. Con Renzi premier, alcune delle trasmissioni più critiche nei confronti del Governo andavano in onda proprio sui canali del servizio pubblico“.
Affermazioni che si contraddicono da sole. Del resto, nell’agosto 2016 – quando Renzi era a Palazzo Chigi – le direzioni dei Tg cambiarono eccome: al Tg1 venne rinnovato Mario Orfeo (divenuto poi DG Rai sotto il governo Gentiloni a traino Pd), al Tg2 venne promossa Ida Colucci e al Tg3 Luca Mazzà prese il posto di Bianca Berlinguer, la quale lasciò (non senza polemiche) l’incarico che ricopriva da sette anni parlando di “pressioni sgraziate e attacchi sguaiati” da parte della politica.
Quanto alle trasmissioni critiche nei confronti del governo, si potrebbero ricordare le chiusure quantomai sospette e chiacchierate di Ballarò e di Virus. Per capire il contesto in cui esse avvennero, rammentiamo che Massimo Giannini chiuse i battenti del talk show esclamando: “Anche noi siamo stati rottamati“. E Nicola Porro, rivolgendosi proprio a Renzi, lanciò la frecciatina: “Presidente, spegne lei la luce dello studio?“. Infine c’è stato il caso Massimo Giletti, che ha dovuto fare i conti con la chiusura de L’Arena.
Utilizzare paragoni col passato, insomma, non è certo il modo migliore per conferire credibilità alle argomentazioni di chi ha il dovere di fare opposizione. Perché, in materia di lottizzazioni, nessun partito può ritenersi più puro di altri. In tal senso, risultano strumentali anche le parole espresse dallo stesso Renzi sui social:
Non hanno mai insultato il Presidente della Repubblica.
Non hanno mai ceduto alla propaganda di chi contesta i vaccini.
Non hanno mai collaborato con Russia Today.
Ma sono stati dei signori professionisti.
Grazie a Monica Maggioni, Antonio Campo dall’Orto, Mario Orfeo. #Rai— Matteo Renzi (@matteorenzi) 28 luglio 2018
Così ha sentenziato l’ex premier, dimenticando forse che anche i precedenti vertici Rai erano l’espressione di una volontà politica (in quel caso, però, a lui più gradita). Quanto alle norme sul rinnovo della governance di Viale Mazzini, infine, va ricordato che la legge che ha regolato il recente avvicendamento è proprio quella entrata in vigore sotto il governo Renzi.
1. Marco ha scritto:
31 luglio 2018 alle 00:26