21
marzo

Lo Squadrone: su Rai2 la guerra anti-crimine dei Cacciatori di Calabria

Cacciatori di Calabria (repertorio)

Lunghe ore di appostamenti e di silenzioso controllo, in attesa che i criminali facciano un passo falso. Poi l’azione. E che azione: dal 1991, anno del loro ingresso in servizio, gli uomini dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria hanno eseguito oltre 8000 arresti, catturato 282 latitanti di ‘ndrangheta, scovato oltre 400 bunker. Numeri da brivido, propri di una guerra che è ancora in corso. L’attività dello speciale reparto verrà raccontata in una serie factual in quattro puntate in onda da stasera in seconda serata su Rai2.

Lo squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘ndrangheta: questo il titolo della produzione curata da Clipper Media in collaborazione con Rai2, con il sostegno della Calabria Film Commission. In quattro episodi da 50 minuti, scritti e diretti da Claudio Camarca, verrà presentato uno spaccato reale dell’unità speciale dei Carabinieri composta da uomini che rischiano ogni giorno la vita per restituire la Calabria alla sua gente.

Le immagini si preannunciano ricche di suspense, ma anche di dettagli inediti: oltre all’attività sul campo, verranno presentati anche i singoli uomini del reparto, il loro privato, le loro motivazioni. Due le attività principali che contraddistinguono la loro opera quotidiana: la ricerca dei latitanti e il ritrovamento ed eradicazione delle piantagioni di canapa. Lo spettatore scenderà assieme ai militari del reparto in bunker sotterranei che si estendono anche per trecento metri quadrati, con loro risalirà lungo le pendici dell’Aspromonte per individuare un posto di osservazione da cui studiare i movimenti della famiglia di un latitante, tra trappole e piantagioni di canapa.

Per lo Squadrone la caccia all’uomo è continua ed avviene tra le fogne di Platì, collegate alle case attraverso intricati cunicoli, oppure con rastrellamenti a San Luca, con perquisizioni di abitazioni di affiliati, confische, arresti e operazioni lungo la cima dei monti, dentro stalle e case abbandonate. Poi c’è il contatto con il lato ‘liturgico’ della ‘ndrangheta, con il Santuario di Polsi, dove sono state distribuite le cariche all’interno delle cosche.

Una guerra vera e propria, che non ha sosta. L’arresto di un latitante, infatti, non è che un nuovo inizio, una nuova caccia, alla ricerca della rete di affari di questa holding globalizzata nei cinque continenti, dalla Colombia alla Germania, passando per città come Sidney, Toronto, Johannesburg.

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