12
febbraio

Sanremo 2018, le pagelle finali

Sanremo 2018

Sanremo 2018

8 a Claudio Baglioni. Aveva le idee chiare fin dall’inizio e le ha portate a compimento regalando un festival pieno di musica (and friends). Defilarsi dalla conduzione vera e propria, non significa non essere protagonista. Anzi. Nelle cinque giornate festivaliera abbiamo assistito alla celebrazione della sua apprezzata carriera. Sostiene che tra i momenti di questo Festival ricorderà l’imitazione che ha fatto di Belen Rodriguez, che di fatto ha rappresentato un momento di rottura, in cui Baglioni si è messo in discussione senza citazioni egoriferite. Deus ex machina.

8 Pierfrancesco Favino. Che fosse un bravo attore lo si sapeva già, che avesse doti da intrattenitore a 360 gradi, invece, era ignoto ai più. Pierfrancesco si è messo in gioco a Sanremo, mostrando un lato scanzonato. E’ vero altresì che qualche volta ha ceduto alla tentazione della battuta facile ma quando c’era da essere seri è risultato impareggiabile, come nel caso del monologo che ha introdotto la performance di Fiorella Mannoia. Rivelazione.

8 ad Annalisa. In termini di risultati, è la sorpresa di questo Festival che le risarcisce il maltorto di qualche anno fa quando la giuria degli esperti le negò il podio. Interpretazione impeccabile per un brano intenso anche se probabilmente non destinato a rimanere nella storia della kermesse. Strada Facendo.

8 allo Stato Sociale. Un ritornello orecchiabile, che si candida ad essere il tormentone dell’inverno, e una performance acchiappa pubblico. Il problema è che arrivano dopo Francesco Gabbani e che forse se non ci fosse stato l’interprete di Occidentali’s Karma non si sarebbero spinti a tanto. In ogni caso per dei perfetti sconosciuti fino a 7 giorni fa, è grasso che cola. Gran paragnosti.

7 Michelle Hunziker. Il grande passo da padrona di casa, dopo una vita di spalla di lusso, la bionda svizzera lo fa incredibilmente sul palco dell’Ariston. Il risultato è altalenante però  va messo in saccoccia in vista di eventuali sbocchi futuri della sua carriera, da troppo tempo ancorata agli stessi programmi. Sa come farsi volere bene dal pubblico. La rivincita delle bionde.

7 al Festival di Sanremo 2018. In pochi avrebbero scommesso su questo Festival che non solo ha ribaltato i pronostici ma ha raggiunto un livello di successo tale che davvero era inimmaginabile. E’ stato il Festival della musica ma non della gara. Una formula varietà arricchita da tanti ospiti e momenti ludici tra i conduttori che hanno tolto un po’ di liturgia e sacralità. Difficilmente potrebbe essere riproposto in toto il prossimo anno; poco importa, però, il crescendo dell’era Carlo Conti era stato rappresentato da variazioni significative introdotte di stagione in stagione. Carramba che sorpresa.

6 a Laura Pausini. Ha fatto di tutto per esserci, perchè sinceramente legata a quel palco e forse anche perchè è in promozione con un nuovo singolo che non sta andando bene (è trentatreesimo dalla classifica Fimi, dove per capirci persino Elettra Lamborghini è sesta). Un’esibizione nella media che si fa notare esclusivamente per la furba trovata che l’ha portata sulla passerella dell’Ariston. Regina stanca.

5 ad Elio e le Storie Teste. A DavideMaggio.it, con la consueta ironia, avevano detto di voler arrivare ultimi e ci sono riusciti. Del resto una band così anticonvenzionale solo così poteva chiudere la carriera. Scherzi a parte, proprio perchè era un addio ci attendevamo qualcosa di più. Molto acute, invece, le riflessioni sarcastiche sul Festival che ci hanno rilasciato. Arrivedorci.

5 ai vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro. Avranno vinto anche il Festival e non avranno nemmeno violato il bizzarro regolamento, tuttavia la loro scelta di ricorrere ad un brano, che nasce sulla scia di un altro, non ci piace e non ci convince. Sono dei bravi cantautori potevano e dovevamo portare altro all’Ariston. Silenzio.

4 ai ex Pooh divisi in gara. Avete fatto parte del gruppo più famoso d’Italia, avete scritto la storia, non avete bisogno di soldi, perchè ora dovete venire a farvi bastonare da critica e classifica? Non era meglio allora partecipare in gara con i Pooh riuniti per un ultimo addio? Uomini soli.

4 a Renga, Nek, Pezzali. Tra tutti gli ospiti che abbiamo visti in queste sere, il trio era tra i meno titolati ad esserci (in gara sarebbero stati perfetto). E ciononostante sprecano la vetrina sanremese con una performance da incubo. Si può dare di più.

3 a Mario Biondi. Se vai a Sanremo per la prima volta e passi dall’inglese all’italiano, ci aspettiamo qualcosa di più, decisamente. Delusione.

2 a Nina Zilli. Probabilmente pensava che portando un brano sulle donne avrebbe cavalcato il tema caldo degli ultimi mesi, ma non è bastata. Nina Zilli ormai è troppo uguale a se stessa, ogni Sanremo invece deve essere un mondo a sè. Il suo problema più grande, comunque, è che non è simpatica o almeno così non appare. Fly down.

1 a PrimaFestival. Ci stiamo ancora chiedendo chi sia Melissa Greta Marchetto. SOS.



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