7
febbraio

Un Dopofestival alla camomilla, buonanotte ai suonatori. Un intimorito Edoardo Leo mette a tacere l’unico accenno di critica (sulla questione Meta-Moro)

Dopofestival, Edoardo Leo

Al Dopofestival 2018 il clima è disteso, forse anche troppo. Tra musica, chiacchiere e battute alla camomilla (buonanotte ai suonatori), l’atmosfera si fa piuttosto colloquiale e lo spirito originario della trasmissione  – tradizionalmente caratterizzato da una certa vis polemica – ne esce un po’ annacquato.

I conduttori Edoardo Leo e Carolina Di Domenico sono a loro agio e si comportano con scioltezza: già dalla prima puntata danno prova di una complicità dovuta anche all’amicizia pregressa che li lega. Tale confidenza reciproca si estende anche agli altri componenti del cast fisso, ossia Rolando Ravello, Paolo Genovese e Sabrina Impacciatore, di cui abbiamo apprezzato l’indole naif. Tutti amiconi di vecchia data, che imbastiscono uno spazio notturno gradevole, allegro, fatto di bonarie ironie e di cortesie per gli ospiti.

I musicisti presenti in studio, infatti, conversano con piacere e si prestano pure ad esibizioni canore. Il clima è proprio quello disteso di un night club, così come lo ha voluto il direttore artistico Claudio Baglioni: nessun timore, «tanto siamo tra amici». In tal modo, però, viene meno quell’irriverenza pepata che nelle precedenti edizioni garantiva al telespettatore almeno il brivido dell’imprevisto, indipendentemente dal fatto che si verificasse davvero.

Al Dopofestival, gli unici accenni di critica li hanno portati i giornalisti. Ad un tratto l’inviato del Corriere ha parlato di possibile plagio commesso da Ermal Meta e Fabrizio Moro con la loro canzone in gara: apriti cielo, panico in studio. Il conduttore Edoardo Leo (che conduttore vero e proprio non è, e in questa circostanza lo si è visto) invece di approfondire la questione ha prontamente gettato acqua sul fuoco, intimorito dalle eventuali conseguenze di quella polemica sollevata a notte fonda.

Confidiamo nell’effetto sorpresa delle prossime serate, nell’alchimia sanremese, che qualche fuori programma lo regala sempre, e in un contraddittorio più vivace. Va bene il piacevole clima di amicizia al Dopofestival, ma il telespettatore – lo si ricordi – va anche tenuto sveglio.



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3 Commenti dei lettori »

1. Travis ha scritto:

7 febbraio 2018 alle 16:54

Il problema del DopoFestival è la quantità di voci che sono chiamati a dire la loro. Una trentina di persone che dicono mezza parola equivale ad una voce che non dice nulla di sensato. Se la questione plagio fosse stata sollevata quando la conduzione era in mano alla Di Domenico, magari avremmo avuto un migliore dibattito.



2. Gabriele ha scritto:

9 febbraio 2018 alle 02:10

Il peggior dopo festival della storia
Soporifero, inutile

Notte



3. Gabriele ha scritto:

9 febbraio 2018 alle 02:12

Soporifero, inutile
Il peggiore della storia



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