“Era inaspettabile, la rete non ha mai avuto questo risultato“. In differita di ventiquattr’ore (a causa del ritardo nella pubblicazione dei dati Auditel di ieri) Massimo Giletti commenta così il positivo riscontro di pubblico ottenuto al suo debutto su La7. Per il conduttore di Non è L’Arena il campionato è ancora lungo e pieno di insidie, ma l’8,9% di share registrato dalla premiere è un buon punto di partenza. E un’occasione per regolare qualche conto in sospeso con gli attuali vertici di Viale Mazzini.
“Ho fatto otto milioni e mezzo (si riferisce ai contatti, ndDM), quando facevo l’Arena sulla Rai facevo 10-12 milioni. È una cosa incredibile“
ha affermato Giletti intervenendo a Radio Capital nel programma condotto da Massimo Giannini (che domenica era stato suo ospite su La7). “Non ho più voglia di parlare di quello che succede in Rai: la matematica non è un’opinione, puoi contestare le persone ma non i numeri” ha poi aggiunto poco più tardi. Ma, di fatto, il suo pensiero è spesso tornato a Viale Mazzini, anche nella puntata d’esordio in casa Cairo.
Archiviato il capitolo ascolti, si è passati a quello dei costi. E qui il presentatore torinese è tornato sulle barricate, pronto a riaccendere la polemica con il servizio pubblico che lo ha fatto fuori. E che ora porta Fabio Fazio in palmo di mano:
“Noi abbiamo fatto un lunedì di ottobre l’11% con un mio viaggio reportage in Iraq, una serata costata attorno ai 20mila euro. Se penso a chi va in onda il lunedì sera e ha dei costi… Non lo faccio per attaccare nessuno, ma a volte a un gruppo di lavoro come il mio non è mai stato riconosciuto nulla, e questa è la sofferenza maggiore. Nonostante facessi reportage dall’Iraq, i grandi eventi contro Maria De Filippi come Viva Mogol, vincendo il sabato sera, portassi 4 milioni tutte le domeniche (che non è un dato banale, oggi vedete cosa succede) c’era un non riconoscere un certo tipo di cose che adesso forse qualcuno vede”.
In merito all’anomalo ritardo nella pubblicazione dei dati Auditel di domenica 12 novembre, Giletti ha poi chiosato sibillino:
“E’ curioso che quando c’è il lunedì ci siano dei ritardi abbastanza notevoli. Può capitare, nella storia è capitato, ma questo ritardo clamoroso mi sembra molto più… Diciamo che spero sia un’eccezione. Dovere stare lì a sentire escono a mezzogiorno, alle due, alle quattro e non escono mai… E’ stata una giornata abbastanza faticosa. Non ho certezze: mi auguro che dalla prossima settimana si riesca ad essere sereni, tranquilli. Io sono convinto che sia andato tutto bene. Forse il ritardo è stato proprio creato dal fatto che noi fossimo anomalamente alti“.
Ultima parola, infine, sui vertici Rai e sulla sua estromissione dall’azienda di Viale Mazzini:
“Non sono un martire, i martiri sono altri, non si scriva più però che io ho scelto di andare via. Il problema non è Giletti, ma la normalizzazione della narrazione dell’informazione. Quando vedo che Milena Gabanelli deve andarsene… Io e Milena siamo nati nello stesso gruppo di lavoro, con Minoli, a Mixer: nomi diversi, storie diverse, chapeau a Milena, io faccio un altro tipo di televisione, non è un’equiparazione, ma siamo due terminali dello stesso problema: normalizzare l’informazione“.
E meno male che, al di là del comprensibile e profondo disappunto per come sono andate le cose, non voleva più parlare di Rai.
1. Sabato ha scritto:
14 novembre 2017 alle 21:07