Sessantottine a raccolta. Rai3 riporta in auge gli anni delle contestazioni giovanili attraverso le voci e le testimonianze di chi quel periodo di cambiamento lo ha vissuto in prima persona. E lo fa con un punto di vista tutto femminile. Si intitola infatti Le ragazze del ‘68 il nuovo programma che la terza rete del servizio pubblico proporrà da stasera – 8 ottobre – alle 20.30: al centro del racconto, dodici donne che nel 1968 avevano circa vent’anni e che oggi affidano alla tv le loro memorie.
Dopo aver raccontato le ragazze del ‘46, le prime in Italia ad aver esercitato il diritto di voto esteso alle donne, ora ci si affida ai ricordi delle sessantottine italiche, anch’esse al centro di una vera e propria rivoluzione. In quegli anni, infatti, la figura stessa della donna italiana si trasforma e si libera da un ruolo – quello unico di sposa e madre – che fino a quel momento la caratterizzava. Le ragazze prendono in mano la propria vita e, spesso ribellandosi alle regole di famiglia e società, osano cambiare.
In sei puntate da 45 minuti in access prime time, Le Ragazze del ‘68 racconterà le storie di dodici donne di diversa estrazione – studentesse o contadine, borghesi o proletarie, ragazze madri, femministe, artiste, hippie – che all’età di vent’anni vissero in prima persona il cambiamento.
Protagoniste della prima puntata sono Lydia Turchi, ballerina e insegnante di danza (nonché sorella del ballerino e coreografo Enzo Paolo Turchi), e Silvana Pisa, politica e volontaria. La prima, nata a Napoli, nel ‘68 aveva 23 anni e lavorava come ballerina in televisione. Viene notata da Gino Landi e si trasferisce a Roma a 19 anni, andando contro le aspettative della madre. Nell’intervista racconta il fermento della vita romana di quegli anni: le prime minigonne, il Piper, Rita Pavone e il geghegè. Silvana Pisa, nata a Castel San Pietro Terme (BO), nel ’68 aveva 24 anni. Il 1968 rappresenta per lei un momento di rottura con gli schemi borghesi, grazie all’esperienza come volontaria del servizio civile nell’ospedale psichiatrico di Basaglia a Gorizia, dove regna un clima anti-autoritario e anti-repressivo, volto a ridare dignità ai pazienti.
“Mi sembrava che il mondo stesse cambiando, che tutto attorno a noi cambiava e quindi cambiavo anch’io. E sovvertivo le regole“
ha raccontato la politica e volontaria al programma di Rai3. Voci e testimonianze che contribuiscono a far conoscere un periodo decisivo sì, ma forse in parte anche eccessivamente mitizzato, della nostra storia.