Non era facile offrire al pubblico qualcosa di originale, in un marasma di programmi culinari che da alcune stagioni invade quotidianamente il piccolo schermo. Invece Food Network è riuscito nell’impresa con la prima edizione italiana di Chopped, il talent condotto da Gianmarco Tognazzi in onda tutti i lunedì sul canale 33. Programma che non è esente da difetti ma che, quantomeno, si distingue da tutti gli altri.
Chopped: un programma lineare con guizzi di creatività
Se la cucina è normalmente colore, allegria, “pasticci” oppure richiesta urlata di un rigore forzato che i concorrenti faticano a trovare, Chopped è una competizione lineare, con tempi ben scanditi, pochi fronzoli, essenziale e per questo un pochino fredda.
I giudici del programma sono lì per giudicare e basta, senza fare show, fatta eccezione forse per Misha Sukyas, che è il più giovane ed eclettico dei tre, con un temperamento più forte che viene fuori. Ma Philippe Léveillé e Rosanna Marziale, come da cognome di quest’ultima, fanno il loro dovere con serietà e compostezza, interessandosi al vissuto dei concorrenti ma non lasciandosi influenzare da esso come spesso accade altrove. Stesso dicasi per Tognazzi, elegante e compito, con l’atteggiamento del croupier.
A smuovere queste acque cristalline e rigorose, in cui le eliminazioni vengono fatte prova dopo prova con la precisione dell’accetta, ci pensano gli ingredienti, che erano poi l’elemento innovativo già sulla carta. A Chopped, infatti, si cucina obbligatoriamente con ingredienti strani, degni delle prove più complicate di MasterChef: meduse, pop corn, gallette di riso, barba di frate e confetti di Sulmona (giusto per citarne alcuni) da abbinare a materie prime più semplici ma a prima vista del tutto estranee.
La creatività viene dunque fuori per forza, ed è un guizzo che risalta maggiormente in un contesto così minimal, raccontato da un montaggio ben riuscito.