Se c’è una cosa che la Rai sa fare proprio bene sono le monografie. Quei film tv, a volte miniserie, che raccontano la vita di un personaggio simbolo del nostro Paese, storie viste come attraverso una lente d’ingrandimento, che mettono in luce i dettagli e svelano particolari che ad occhio nudo, o meglio per semplice racconto popolare, non si conoscevano. Quando poi a scrivere e dirigere il racconto è qualcuno che quel personaggio lo conosceva bene e lo amava, ecco che un buon film tv diventa un piccolo gioiello. E’ stato il caso di In Arte Nino.
Molto spesso eredi e parenti hanno qualcosa da ridire sulla veridicità di ciò che un biopic è stato in grado di mostrare, c’è sempre qualcosa che non è stato detto nel modo giusto o magari travisato. Questo non sarà di certo capitato con il film tv dedicato da Rai 1 a Nino Manfredi, perchè a fare il lavoro più grande – nel raccogliere testimonianze e nella messa in scena – è stato il figlio Luca Manfredi, con una cura per i dettagli che non nascondeva l’emozione.
Il racconto della gioventù di Saturnino, della gavetta e dei sacrifici fatti per riuscire a sfondare nel mondo dello spettacolo, è risultato leggero, poetico, delicato ma soprattutto allegro, nonostante il dramma della malattia, le tante perdite di amici e i conflitti familiari. Un racconto in stile Manfredi, indolente ed ironico, dal quale il giovane attore viene fuori come un “monello”, un artista talentuoso che non si è mai preso troppo sul serio restando ancorato alla realtà anche una volta raggiunto il grande successo.
Molto intensa inoltre l’interpretazione di Elio Germano, che si è calato nei panni di Manfredi riproponendone espressioni, movimenti e sapori, frutto senz’altro di attento studio ma anche di conoscenza del personaggio che ha fatto storia ed anche scuola.
1. mariagrazia ha scritto:
27 settembre 2017 alle 14:04