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maggio

Cucine da Incubo 5: Cannavacciuolo al Pupirichiello di Milano con Enzo Miccio. Ecco com’è oggi il ristorante

Cucine da Incubo 5 - Pupirichiello

Cucine da Incubo 5 - Pupirichiello

Volge al termine sul Nove la quinta stagione di Cucine da Incubo, e per la decima ed ultima puntata Antonino Cannavacciuolo sarà in compagnia di Enzo Miccio: i due cercheranno di salvare dal fallimento Pupirichiello, il ristorante fondato a Milano più di trent’anni fa da Giuseppe, detto Peppino, originario di Sorrento ma milanese d’adozione, insieme a sua moglie Linda, originaria dell’Inghilterra.

Cucine da Incubo 5: Pupirichiello

Figlio di ristoratori, Peppino decide di aprire questo locale dopo il rifiuto del padre di lasciare in eredità a lui e alle sue sorelle il ristorante di famiglia. Nonostante la delusione per la mancanza di fiducia mostrata nei suoi confronti, Peppino si lancia in questa nuova avventura e i risultati gli danno ragione: Pupirichiello va alla grande e diventa un punto di riferimento per clienti e dipendenti.

Ma, corsi e ricorsi storici, ora è Peppino a trovarsi nella situazione che ha vissuto con suo padre anni fa. Nello staff del Pupirichello, infatti, è entrato suo figlio Salvatore, che ha iniziato ad affiancarlo nella direzione del locale. Ma le personalità dei due non potrebbero essere più differenti e hanno dato vita a due realtà diverse e conflittuali. Dal punto di vista estetico il locale è composto da due sale. La prima, che è la più vecchia ed è quella più vicina ai gusti di Peppino, è arredata in stile classico, con il legno a farla da padrone. La seconda, che è stata pensata e voluta da Salvatore, ha uno stile più adatto ai tempi e al tipo di clientela che il ragazzo vorrebbe per il locale.

Anche nelle differenti proposte culinarie si riconosce la contrapposizione in atto fra Peppino e suo figlio. Il menù ufficiale è infatti molto legato ai piatti della tradizione e a una ristorazione tipica del secolo scorso. Il “Fuori Menù”, ideato da Salvatore, è caratterizzato invece da piatti più innovativi e creativi. Infine c’è il servizio, che Peppino vorrebbe veloce e informale, al contrario di Salvatore che, da parte sua, vorrebbe dare la priorità all’eleganza e alla cura del piatto.

Le differenze e le tensioni esistenti fra padre e figlio si scaricano sui dipendenti e sul loro lavoro. Spesso, infatti, si creano contrasti e discussioni, dovute sia alla confusione per la “doppia direzione”, sia alla mole di lavoro extra causata dal doppio menù. Peppino è consapevole, come d’altra parte lo è anche il figlio, che il ristorante ha bisogno di rinnovarsi, ma non è in grado di dare il via a questa nuova fase, né se la sente ancora di affidare al figlio il locale a cui si è dedicato con così tanto impegno e passione, anche a costo di chiudere o di venderlo a eventuali acquirenti esterni alla famiglia. Esattamente come aveva fatto suo padre più di trent’anni fa.

Antonino Cannavacciuolo ed Enzo Miccio sono pronti a intervenire, ma riusciranno nella loro missione?

Pupirichiello dopo l’avvento di Cucine da Incubo

Stando alle recensioni presenti su TripAdvisor, no, non ci sono riusciti. Dalla registrazione della puntata in poi, diversi clienti storici sembrano non sentirsi più a loro agio, mentre i nuovi -arrivati grazie alla popolarità raggiunta dopo la ristrutturazione- parlano di locale caotico e mal gestito. C’è anche chi si ritene soddisfatto ma le critiche presenti, visto il recente passaggio di un grande chef e di un esperto di bon ton, sono decisamente troppe.

“Ristorante che al primo impatto non lascia sicuramente meravigliati. Incappati forse in una serata no, trascorsa tra il chiarore delle luci di emergenza a causa di due blackout abbiamo trovato una temperatura interna del locale bassa, camerieri in confusione e lontani dagli standard di un servizio di sala sufficiente (pizze portate ai tavoli con errori sugli ingredienti richiesti ). COMUNQUE GRADEVOLE DA MANGIARE. Tavoli troppo vicini e locale rumoroso. Francamente non sono convinto che passerei un altra cena in questo locale, sempre che quest’ultima voglia essere trascorsa nel migliore dei modi” (Paaoloferrario, maggio 2017)

“Se volete cenare senza riuscire a sentirvi, vedere un andirivieni agitato del personale e cenare con il vicino , è il vostro locale. Parlando del cibo, antipasto interessante, pizza ….non partenopea, ma egiziana” (wendy20152017, maggio 2017)

“Ristorante caotico, tavoli appiccicati uno all’altro cibo di medio-bassa qualità comunque al di sotto di quello che si dovrebbe avere per i prezzi nel menù. Ma il peggio arriva alla cassa quando la gestrice…una anziana signora di rara antipatia, scortesia e incapacità fa storie perché vogliamo pagare con carta di credito e dopo varie discussioni per una cosa normale in ogni ristorante…si ruba 50 centesimi per il pagamento con carta di credito…mai visto niente di peggio…La persona più inadatta a stare in un locale e ad avere a che fare con il pubblico. Stia a casa visto che è troppo tardi per imparare educazione buone maniere ed empatia alla sua età. Sconsigliato vivamente” (bat_man005Milano, 26 marzo 2017)

“Cibo qualitativamente mediocre, prezzi eccessivamente alti. Non ho altro da aggiungere. Le recensioni semplici si fanno con poche parole… Giudizio personalmente negativo. 2 stelle per il servizio gentile e relativamente celere. Non ci tornerò” (playrover, 11 febbraio 2017)



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1 Commento dei lettori »

1. Wilma ha scritto:

22 maggio 2017 alle 11:48

Programmi tv come “Cucine da incubo” evidenziano e risolvono (grazie alla competenza di grandi professionisti) grossi problemi pratici e manageriali che altrimenti sarebbero destinati al fallimento più totale. Ma dopo? Che cosa succederà ai ristoranti nuovamente abbandonati a se stessi, una volta spente le telecamere? Noi abbiamo analizzato molti di quei locali, leggendo recensioni, visitando come anonimi clienti quei posti… Che è successo? Alcuni sono chiusi, altri han cambiato gestione, altri sono tornati nella condizione pregressa. Se i titolari non prendono le giuste soluzioni, come possono riuscire a compensare anni di professionalità in un battibaleno?
L’unica soluzione, pena la perdita dei locali e il fallimento, poichè il “fai da te” e l’improvvisazione non funzionano nel business, sarebbe quella di rivolgersi ad altri professionisti, ad aziende nate proprio in risposta di queste necessità. Noi, facevamo “Cucine da incubo” già prima che ci nascesse il format tv e in Italia ce ne sono altri professionisti che svolgono questo lavoro. Chef Executive, con esperienze trentennali che conducono il cliente ad avere una buona autonomia nella gestione del ristorante. Insegnando a mantenere il controllo in cucina e in sala, ad utilizzare il calcolo del food cost per ottenere al meglio il risparmio e la qualità.
Non possiamo demonizzare nè un format tv, nè il grande Antonino se esistono ristoratori che non vogliono rendersi conto della realtà e della loro incapacità.



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