Promossi
9 a La Porta Rossa. La scelta strategica di riportare le fiction su Rai2 – laddove è nato Il Commissario Montalbano solo per citare un titolo della gloriosa tradizione del secondo canale – sta pagando sia in termini di immagine che di prodotto. C’è ancora un problema sul target giovani – malgrado la messa in onda su Rai2, la quota over rimane maggioritaria – ma nel lungo periodo ci si può lavorare.
8 a Lino Guanciale. E’ stato protagonista di fiction da oltre 6 milioni di spettatori su Rai1 (la più nota, Che Dio Ci Aiuti), ma è con La Porta Rossa che i media sembrano accorgersi in maniera prepotente dell’attore di Avezzano già molto amato dal pubblico. Bella faccia, ottimo curriculum, ne sentiremo parlare sempre più.
7 a Mediaset che si assicura Paolo Bonolis per i prossimi due anni. L’azienda di Cologno trattiene il conduttore convincendolo a rispolverare i suoi più grandi cavalli di battaglia legati alla tv commerciale, a bocca asciutta chi sperava in novità di rilievo che a dispetto dei proclami o dei mesi di trattative non ci saranno.
6 all’esordio del Serale di Amici 16. Il ritorno in prime time del talent più longevo non infiamma nè per ascolti (peggior esordio da quando il programma è al sabato sera, malgrado l’assenza di calcio e un competitor insidioso ma che non riesce a spiccare il volo) nè per la resa televisiva in sè. Sul fronte coach e giudici, il cambiamento a 360 gradi non sortisce effetti dirompenti. Morgan subisce il contesto defilippiano e anche se dovesse riuscisse a riservare sorprese, il rischio sarebbe quello del già visto.
Bocciati
5 alla vis polemica di Alba Parietti a Ballando con le Stelle. Ci fa o ci è? Che una vecchia volpe dello spettacolo, impareggiabile ufficio stampa di se stessa, possa realmente essere così risentita dai commenti dei giudici, il cui stile è noto da anni, è uno scenario non del tutto convincente. Quel che è certo, poi, è che Alba sia un’abile manovratrice del piccolo schermo, basta il suo nome per evocare polemica. Ciò non significa che finga o non sia realmente infastidita, quanto piuttosto vuol dire che, più o meno consapevolmente, scelga di enfatizzare determinati momenti vuoi per togliersi dei sassolini dalla scarpa, vuoi perchè il suo ego la costringe a non tacere. Vuoi perchè il mondo dello spettacolo lo conosce. Eviti comunque di guardare al comportamento che i giudici hanno con i colleghi-rivali in pista (non stai facendo l’opinionista di Ballando) e tenga a mente che proprio il mancato professionismo dei concorrenti legittima doppiamente quei commenti “leggeri” che ritiene offensivi.
4 alla puntata de Il Boss delle Cerimonie dedicata alla scomparsa di Don Antonio. Comprensibile un omaggio al Boss, tuttavia la lunga puntata a lui dedicata ha assunto i contorni dell’agiografia usando peraltro i toni e il linguaggio tipici della trasmissione vera e propria che poco si confanno ad una commemorazione.
3 a Gabriel Garko che sfugge alla consegna del tapiro di Striscia la Notizia per le dichiarazioni di Eva Grimaldi. Poi pace è stata fatta, ma un po’ di ironia prima, no?
2 alla proposta di Paolo Bonolis che vorrebbe il Festival in un luogo diverso dall’Ariston. Sanremo è Sanremo anche per quel microscopico e poco tecnologico teatro; le emozioni che un palco può dare prescindono dalla grandezza e dal comfort.
1 al caos Parliamone Sabato. Intervistata da Le Iene, Paola Perego rivela che il direttore Andrea Fabiano era al corrente del segmento incriminato; circostanza poi smentita da Campo Dall’Orto. Quest’ultimo, però, in precedenza aveva fatto sapere che ogni passaggio della catena di controllo aveva funzionato. Dove sta la verità? In realtà che il direttore quel giorno sapesse o meno poco importa per come la questione è stata posta: Parliamone Sabato andava in onda da settimane con l’identico taglio e una determinata linea editoriale che Fabiano conosceva e aveva pubblicamente apprezzato.
1. lordchaotic ha scritto:
28 marzo 2017 alle 15:57