Un’inchiesta nell’inchiesta. Dietro all’arresto di Luca Chianca e Paolo Palermo, i due inviati di Report fermati in Congo dai servizi di sicurezza locali e ora liberati, potrebbe celarsi una vera e propria spy story. E’ il sospetto sollevato dalla squadra della trasmissione di Rai3, che aveva mandato i due giornalisti ad approfondire la storia di una presunta tangente Eni pagata per lo sfruttamento del giacimento Opl245 in Nigeria.
Con il pretesto dell’assenza di visto giornalistico, Chianca e Palermo sono stati fermati mercoledì scorso proprio quando avevano terminato il loro lavoro e si apprestavano a ritornare in Italia. La notizia dell’arresto è rimasta segreta per favorire l’attività della diplomazia italiana. In cambio della liberazione dei giornalisti – avvenuta nelle scorse ore – la sicurezza nazionale congolese ha sequestrato telefoni, schede sim, computer, telecamere e soprattutto il girato che sarebbe stato trasmesso nell’imminente edizione di Report, la cui partenza è fissata per lunedì prossimo.
Gli inviati avevano anche cercato di copiare e trasferire i file dell’intervista in Italia, ma non è stato possibile a causa di un improvviso blackout delle linee telefoniche che ha riguardato tutta la zona. Report, però, assicura che l’inchiesta andrà comunque in onda, perché i blackout non sempre riescono a cancellare tutte le memorie.
Report stava ricostruendo la vicenda della maxi tangente dell’Eni pagata, secondo l’accusa, per lo sfruttamento del giacimento “Opl 245″ in Nigeria, vicenda su cui sta lavorando la Procura di Milano e dove sono indagati l’ex manager Scaroni e l’attuale Claudio Descalzi. I giornalisti Chianca e Palermo, in particolare, sono stati arrestati dai servizi di sicurezza congolesi dopo aver effettuato un’intervista all’imprenditore Fabio Ottonello, che – spiegano da Report – secondo l’ex dirigente Eni Vincenzo Armanna “avrebbe messo a disposizione un suo aereo privato per trasportare due trolley contenenti parte della tangente al sicuro in un caveau in Svizzera“.
I due giornalisti sono stati trasportati nel palazzo della Direction de la Surveillance du Territoire, dove sono stati segregati per tre giorni e due notti, seduti su una sedia di plastica, in una stanza di due metri quadrati invasa dagli insetti. Determinante per la liberazione dei giornalisti è stata l’attività diplomatica dell’ambasciatore Andrea Mazzella, supportata dal Ministero dell’Interno italiano, e quella della Security Rai coordinata dal direttore Genseric Cantournet e da Ennio Matano, che ha seguito l’evolversi della vicenda.
Luca Chianca e Paolo Palermo sono rientrati in Italia, a Fiumicino, lunedì mattina alle 4.30. Ad accoglierli c’era anche Sigfrido Ranucci, collega e nuovo conduttore di Report col quale i due si erano tenuti in contatto fino al momento dell’arresto.
Liberati gli inviati di #Report @LucaChianca e #PaoloPalermo dopo l’arresto in Congo. Tra poco tutti i dettagli su https://t.co/kaDUykV1g8 pic.twitter.com/bIvUv8kJDp
— Report (@reportrai3) 20 marzo 2017