13
marzo

Black Out su Iris, Paolo Liguori a DM: “La rottura del ‘77 non si è più risanata. Io, militare in una Bologna sotto assedio (Video)”

Paolo Liguori

11 marzo 1977. Quarant’anni fa, Bologna era una città sotto assedio: scontri di piazza, violenze, spari. E pure un morto. A vedere coi propri occhi quelle che poi sarebbero diventate circostanze emblematiche degli Anni Settanta c’era anche Paolo Liguori, allora giovane militare in licenza. Il giornalista ci ha raccontato la sua esperienza presentando a Milano Black Out, la rassegna di film che Iris sta dedicando proprio agli Anni di Piombo. Le pellicole in programma riguardano in particolare il ‘77, un anno che il direttore di Tgcom24 ha definito di grande rottura. E ci ha spiegato il perché.

Direttore Liguori, la rassegna Black Out parla del ‘77, un anno che lei ha definito di grande rottura…

Sì, di rottura grande, anche rispetto alla tradizione che veniva dal ‘68, quando tutte le proteste avevano un’origine sociale oltre che politica ed erano comunque collegate al bacino del movimento operaio. Nel ‘77 l’episodio chiave, il 17 febbraio, è questa rottura: Luciano Lama (segretario generale della Cgil, ndDM) all’Università La Sapienza viene cacciato e assieme a lui il servizio d’ordine del Partito Comunista e dei sindacati. Poi c’è un’escalation di violenza non più frenata e controllata proprio perché questo movimento perde gli ormeggi ad una tradizione politica, sociale ed operaia e diventa un movimento autoreferenziale, quindi la violenza autoreferenziale porta ai gruppi armati.

La rassegna è partita l’11 marzo, e lei in particolare ha ricordato di aver vissuto l’11 marzo del ‘77 da militare. Erano anni molto caldi…

Sì, facevo il militare perché ero partito molto tardi per i rinvii universitari; a quell’epoca mi avevano portato ad arrivare a 26, 27 anni. Passavo in treno alla stazione di Bologna in licenza, però sono sceso perché dalla stazione già si vedeva questa città in stato d’assedio: fiamme, rumori, colpi. Era uno scontro di guerra, ci fu lo studente Lorusso morto, c’erano i carri armati per i viali di Bologna.

Oggi ci sono dei soggetti che potrebbero interpretare quella rottura e quella protesta?

Ci sono, ci sono sempre. Quella rottura che ci fu allora non si è mai più risanata. La centralità delle classi lavoratrici o della classe operaia, come si diceva all’epoca, non c’è più, non ci sono più questi soggetti forti. E quindi adesso quelli che sono i soggetti deboli che possono organizzare una protesta anche forte sono i soggetti emarginati, quindi i disoccupati, i giovani senza lavoro, gli immigrati. E questo crea nella società paura, tensione e per fortuna non succede ancora niente, però è facile che, se non si mette sotto controllo questa situazione, si degeneri. Lo abbiamo visto proprio nel ‘77: in pochi mesi si è passati dagli slogan alle pistole.

Ogni tanto sentiamo parlare di No Tav, No Expo, di recente ci sono stati degli scontri all’Università di Bologna. Questi cosa sono?

Questi sono movimenti di protesta di adesso e sono anche uno un po’ diverso dall’altro. No Expo è anche politicizzato, No Tav pure e in questo senso ha ragione Grillo quando dice ‘Noi riportiamo tanta gente dentro un alveo democratico ed impediamo la violenza’, perché i No Tav di Torino, della Val di Susa, diventano costruttori di stadi a Roma, quindi alla fine a tutto questo discorso ambientalista si può credere o no. Non è la coerenza secondo me la caratteristica principale e per fortuna dico io. Perché sulla coerenza ci sono anche i morti, delle volte.

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1 Commento dei lettori »

1. Fra X ha scritto:

13 marzo 2017 alle 18:05

Oggi no siamo certo al top, ma quando si parla dei passato mi sa che alcuni non sanno o ricordano l’ Italia dal 70 all’ 84.
Dipende sempre da come e cosa si costruisce.



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