Il talento a 360 gradi è tornato protagonista su TV8 con l’ottava edizione di Italia’s Got Talent. Il programma, ripartito con le audizioni, vede i quattro giudici Claudio Bisio, Nina Zilli, Luciana Littizzetto e Frank Matano in postazione con i loro pulsanti, pronti a promuovere o bocciare i nuovi concorrenti.
Nella prima puntata a farla da padrone è stato un po’ l’effetto Corrida, con molte performance strampalate (troppe, onestamente) al servizio delle parolacce ormai “da copione” della Littizzetto, delle incursioni sul palco di Bisio, della risata di Matano e… di Nina Zilli, che poco dà allo show. Insomma, tutto già visto, soprattutto quando il programma imperversava nei sabati sera di Canale 5.
Con la seconda puntata, invece, c’è stata una netta inversione, o meglio un ritorno all’impronta che inizialmente Sky aveva dato allo show, dove si ride meno ma ci si commuove e si applaude di più perché a palesarsi è spesso il talento vero, talvolta ingenuo e inconsapevole, come quello dei due giovanissimi fratelli Elena e Francesco, che hanno trasferito la loro musica dalla propria cameretta al palco di Italia’s Got Talent, ottenendo il primo golden buzzer di questa edizione (a schiacciare il pulsante d’oro è stata Luciana Littizzetto), che significa accesso diretto alla finale.
L’Italia, dunque, ha talento, ma il programma in sé non “impressiona” più come un tempo. Dà la sensazione di essere semplicemente una vetrina, seppur degna, per tutti coloro che arrivano a mettere in gioco e in mostra le proprie qualità artistiche, ma nulla più. Guardata la vetrina, viene voglia di buttare un occhio anche all’interno (così si fa, no?) e scopri che tutto ti accoglie ma niente ti abbraccia.
Perché, diciamolo, Got Talent così com’è pensato (e comunque non l’abbiamo pensato noi italiani) alla lunga stanca. L’assenza di una reale competizione si fa sentire e forse, dopo otto edizioni italiane, è bene mettere mano al format e introdurre qualche variante che possa animare lo show e ricordare alla giuria che c’è un pubblico a casa, altrimenti la sensazione sarà sempre quella di guardare il classico gioco dove a divertirsi sono i quattro seduti al tavolo, mentre il resto assiste tra applausi e sbadigli. E zapping.
1. Lorenzo ha scritto:
6 marzo 2017 alle 13:22