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febbraio

FESTIVAL DI SANREMO 2017: I TESTI DELLE CANZONI

Sanremo 2017 - Cantanti in gara

Sanremo 2017 - Cantanti in gara

Indovinate un po’? C’è tanto amore nei testi delle canzoni del prossimo Festival di Sanremo. L’amore che ferisce, che lenisce le ferite, che trascina via lontano, nella profondità della desolazione più tangibile o nell’alto delle speranze più astratte o delle previsioni più rosee. Anche quest’anno i campioni in gara sono quasi tutti concentrati sul sentimento sanremese per eccellenza (la parola “amore” appare quasi sessanta volte, la metà delle volte nel testo di Elodie). Ma c’è anche altro. 

Piove a dirotto in queste canzoni (la pioggia batte una decina di volte). E tira forte il vento. Non manca, però, il sole e non mancano le nuvole. Latita, questo sì, il presente: c’è molta malinconia per il passato, e in generale per il tempo perduto, ma c’è anche molto futuro (a livello linguistico il tempo di “all’alba vincerò” e di “sarà quel che sarà” è frequentissimo). Ad eccezione, per fare due esempi, dell’iper-contemporaneo Gabbani (Occidentali’s Karma) e della Turci (Fatti bella per te) che s’accetta per quel che è adesso. Gli interlocutori sono, introspettivamente, gli stessi cantanti (un Festival più intimista del solito?) o la persona amata, e in due occasioni s’allude alla figura della madre: Gigi D’Alessio (La prima stella) ha scritto parole e musica di una preghiera rivolta a chi l’ha messo al mondo, mentre Ermal Meta (Vietato morire) ha scritto (pure lui parole e musica, ma con altri esiti) un’intensa canzone in cui, rivolgendosi alla madre, parla di violenza con apprezzabile delicatezza. A proposito del cantautore albanese diciamo subito che lui insieme a Gabbani hanno presentato i testi migliori. Ermal è più profondo ma il fatto che l’interprete di Amen (trionfatore l’anno scorso fra i giovani) sia spensierato non significa che sia anche superficiale o poco incisivo, anzi: il suo testo è mirabolante, non immediato, frantumassimo eppure così compatto, perché se c’è un guizzo a ogni verso finisce che la canzone è tutta pura corrente, elettrizzerà l’Ariston e lascerà il segno? (“Comunque vada panta rei and singing in the rain”).

Albano (Di rose e di spine) e Bernabei (Nel mezzo di un applauso) sono per l’amore totale, il veterano del Festival canta una romanza senza tempo, l’ex leader dei Dear Jack è leggermente più moderno e si poggia su un testo che non delude (non è male la prima strofa). E se Bianca Atzei (Ora esisti solo tu) è, complice Kekko dei Modà, per le frasi lunghe (compresa un “Ma ti rendi conto che da quando stiamo insieme non esiste più una nuvola”), e se Marco Masini è un fiume in piena parlando delle sue cadute e dicendosi curioso su come sarebbe il mondo se fosse “spostato di un secondo” (come recita il titolo della sua canzone), Sergio Sylvestre si contiene molto: il gigante buono di Amici con la voce illimitata canterà un testo tenero e stringato (grazia anche a Giorgia, autrice d’eccezione di Con te).

Chiara Galiazzo (Nessun posto è casa mia) è chiamata a interpretare un testo semplice ma non ripetitivo, ben calibrato sul tema (il viaggio, le radici, le nuove prospettive) e sulla sua età. Elodie (Tutta colpa mia), come si è detto, dovrà ripetere più di chiunque altro la parola amore (anche qui c’è un’autrice d’eccezione, e cioè Emma). Per quanto riguarda i duetti rap-pop, Raige e Giulia Luzi (Togliamoci la voglia) si preannunciano più passionali e più spregiudicati (si fa per dire) del rapper romantico Nesli e della vincitrice di The Voice Alice Paba con la loro Do retta a te. Michele Zarrillo (Mani nelle mani) prova nostalgia per i bei momenti andati (per un “viaggio che dormimmo in un fienile”, per “un valzer da ubriachi in riva al mare”), mentre Ron (L’ottava meraviglia), dopo la mezza caterva di metafore dell’inizio del suo testo, è più dinamico, quasi un giovanotto. Fra i big più big si eleva, però, Fiorella Mannoia col suo inno alla vita Che sia benedetta, scritto anche da Amara (giovane in gara due anni fa) senza vergogna della rima.

Lodovica Comello (Il cielo non mi basta) ha scelto un testo fragilino che non punta alto nonostante dica, appunto, che “il cielo non le basta” e che vuole “respirare la luna” con il proprio partner (è giovanissima e dunque la si può capire). Federica Abbate firma il pezzo della “Lodo” ma si è impegnata di più, con l’aiuto dell’autore storico di Arisa Giuseppe Anastasi e di Cheope, per la canzone di Michele Bravi che vuole vergare una confessione scritta riconoscendo di essere imperfetto e troppo testardo e rassicurando come la persona amata rimanga fuori da questo sincero e spietato “diario degli errori” (titolo della canzone). A proposito di X Factor: nel testo di Giusy Ferreri ci potrebbe essere qualcosa di più rispetto al gioco di parole che non sfuggirebbe nemmeno al lettore più distratto (Fa talmente male), ma forse non importa giacché dicono che sia approdata a Sanremo per farci ballare (l’incipit è “se fuori piove è l’illusione che qualcosa si muove”, la produzione è stata affidata a Takagi e Ketra).

Dulcis in fundo, l’eterogeneo tris Samuel (Vedrai), Clementino (Ragazzi fuori) e Fabrizio Moro (Portami via). Il frontman dei Subsonica proporrà un bel testo in cui, ancora una volta, si dichiara un amore totale (“perché siamo noi l’unica benedizione, l’unica tragedia, l’unica ambizione”); il rapper napoletano non rinuncia a parlare della propria generazione (coautore Marracash) e all’uso del proprio dialetto (ma lo limita a un piccolo intervento centrale); e il cantautore che oramai 10 anni fa vinse il Festival con Pensa in quest’occasione firma un testo meno intrigante dei precedenti, ma l’assenza del ritornello fa ben sperare per un’interpretazione senza fronzoli ed efficace, come sa fare lui. Perché, ovviamente, il testo conta ma l’interpretazione fa il resto.

| TUTTI I TESTI DEL FESTIVAL DI SANREMO 2017 QUI |

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