“Bisogna aumentare la distanza tra Rai e politica“. Più chiaro di così, Paolo Gentiloni non poteva essere. Attenzione però, fermate gli entusiasmi: le parole pronunciate dall’attuale Presidente del Consiglio non sono recenti, ma risalgono al 2006. A quel tempo, l’esponente democratico era Ministro delle Comunicazioni nel secondo Governo Prodi e – guarda caso – si trovava a commentare uno dei tanti giri nomine a Viale Mazzini. Passano gli anni, ma certe pratiche rimangono un pilastro del Belpaese. E ora che il mite Paolo entra a Palazzo Chigi, quelle parole ci sembra tornino d’attualità. Quale sarà, infatti, il rapporto tra il nuovo esecutivo ed il servizio pubblico?
La domanda sorge spontanea, anche perché le recenti cronache sono state segnate proprio da polemiche riguardanti l’influenza governativa sulla Rai. Secondo alcuni, nomine e palinsesti avrebbero in qualche modo assecondato i desiderata dell’ex premier Renzi, sebbene il diretto interessato avesse sempre smentito. Ora, però, tocca a Gentiloni, il quale dieci anni fa si atteggiava a garante dell’indipendenza del servizio pubblico.
In merito alla lottizzazione, nel 2006 il politico parlava di “patologia italiana” e del bisogno di “aumentare la distanza tra Rai e politica“. Inoltre, l’allora ministro sottolineava la necessità di “cominciare con una separazione vera tra ciò che è finanziato dal canone e ciò che è finanziato dalla pubblicità“.
“Stupirsi della lottizzazione Rai in Italia è come stupirsi dei temporali d’estate. Se c’è una cosa che dura da cinquantadue anni è la lottizzazione e per non rassegnarvisi servono due atteggiamenti: il primo è occuparsi del futuro e solo cambiare le regole può diminuire il fenomeno; nel presente bisogna lasciare il più possibile spazio di autonomia al Cda che è già molto politicizzato in sè” diceva l’attuale premier.
Secondo Gentiloni era necessario creare una realtà che desse “più autonomia alla Rai dal governo, ad esempio con una fondazione“. Inoltre, l’onorevole suggeriva di cambiare anche “i criteri di nomina dei vertici anche se è difficile escludere il Parlamento“. “Il modello italiano – teorizzava l’ex ministro – dovrà privilegiare il Parlamento rispetto al governo“.
Tante parole. Sono passati dieci anni, il panorama televisivo e quello politico sono completamente cambiati, ma – come è evidente – tali questioni sono ancora rimaste irrisolte. Anzi, secondo alcuni la lottizzazione avrebbe persino ricevuto nuovo slancio proprio grazie a coloro che si erano presentati come i rottamatori di certe pratiche. Ma Gentiloni, che nel frattempo sedeva tra i banchi della maggioranza, non ci pare abbia avuto alcunché da obiettare.
Il neo-designato Presidente del Consiglio, che si è a lungo occupato di telecomunicazioni, avrà la reale intenzione di invertire la rotta? La domanda, forse, è retorica.