Mai Più Bullismo è un programma utile, perché accende i riflettori su un problema reale e diffuso, che negli ultimi anni ha assunto contorni allarmanti e sempre più frastagliati. In seconda serata su Rai2, Pablo Trincia è riuscito a raccontare il disagio giovanile attraverso la voce dei suoi protagonisti, riadattando un format di origine olandese (The Bully Project) che porta le telecamere nei luoghi dove si consumano vessazioni ed offese. Quelle rappresentate sono storie amare, ma sempre a lieto fine.
Trincia, al suo debutto in Rai, entra in contatto con un ragazzo vittima di bullismo, cercando di capirne i disagi e la personalità. In questo ruolo, l’ex Iena si fa apprezzare per la sua sensibilità, ma anche per la determinazione con cui si approccia all’interlocutore. “Quanti amici veri hai?” chiede il giornalista al giovane Pietro, protagonista della più recente puntata, invitandolo a scoprire le proprie debolezze e a mettersi in gioco. Pablo consegna poi all’adolescente uno zainetto dotato di microcamere che riprenderanno senza filtri gli episodi di bullismo.
L’ex Iena fa amicizia con lui, ne raccoglie le confidenze e lo aiuta a superare atteggiamenti o pensieri controproducenti. Il passo successivo, che segna una svolta, è quello di mostrare le immagini di bullismo ai genitori della giovane vittima: la reazione è spesso di disorientamento. Ma per fortuna non è finita. In seguito, infatti, il ragazzo incontrerà anche i compagni che lo avevano offeso per un momento di confronto in cui Trincia inviterà gli adolescenti a chiarirsi e a costruire nuove relazioni positive.
L’epilogo è molto incoraggiante e così il programma sembra offrire possibili soluzioni al disagio documentato. A tutto questo c’è però un limite. Spesso, infatti, il ‘lieto fine’ di ogni puntata è difficilmente replicabile nella realtà, dove non ci sono microcamere e dove – purtroppo – non sempre c’è un Pablo Trincia a disposizione o un generoso vip che interviene ad incoraggiare la vittima (anche l’arciere Sergio Pagni ed Emma Marrone hanno incontrato i protagonisti).
Anzi, come la trasmissione stessa dimostra, spesso nemmeno i docenti ed i genitori hanno le capacità o le giuste motivazioni per far ragionare i bulli. Tra silenzi, incomprensioni ed indifferenze, certe situazioni si rivelano difficili da disinnescare e ancor più da prevenire. L’esempio virtuoso offerto da Pablo Trincia riuscirà davvero a bucare lo schermo e a realizzarsi là dove non arriva la tv?
Lo speriamo vivamente. Anche se, facciamo notare, la collocazione in seconda serata (23.15) non è forse quella più adatta a coinvolgere il pubblico degli adolescenti e dei giovanissimi.