Il mito della tv letta (sul copione) e recitata con pathos sopravvive su Rai3. Ad alimentarlo ci pensano Le parole della settimana, il nuovo programma condotto da Massimo Gramellini nell’access prime time del sabato sera. Il giornalista torinese portato alla ribalta televisiva da Fabio Fazio presenta ogni settimana una selezione di parole collegate ai più interessanti fatti d’attualità, e la approfondisce in compagnia di alcuni ospiti. La formula è garbata e non merita stroncature, ma sia chiaro: quella trasmessa dal vicedirettore de La Stampa non è propriamente una botta di energia.
Gramellini, promosso alla conduzione in attesa che Fazio ritorni anche al sabato, ce la mette tutta per comunicare empatia (capita pure che si lasci andare a qualche battuta) ed emulare la verve televisiva del suo mentore Fabio. Ma il risultato non è il medesimo: il giornalista, infatti, non stacca gli occhi dal copione che regge (e legge) con diligenza sia durante i suoi interventi, sia nel confronto con gli ospiti.
La spontaneità viene un po’ meno – anche se di puntata in puntata la situazione sembra migliorare – e questa sensazione si acuisce durante il monologo conclusivo, una sorta di paternale che Gramellini pronuncia con struggente intensità e talvolta con qualche eccesso di conformismo. Ma poco importa: qualsiasi cosa egli dica (banalità o genialata che sia), un applauso scrosciante lo saluterà. Fortunatamente, nei 45 minuti di diretta il giornalista è affiancato anche da alcuni ospiti che arricchiscono e rendono più vivace il programma.
Nelle scorse due puntate, Alex Zanardi, Pif ed Elisa Di Franscisca sono passati da Le Parole della settimana. Sabato sera è toccato ad Ambra Angiolini ed Enrico Bertolino, la cui comicità si è rivelata un valore aggiunto. Originale – e quindi promossa – la scelta di affidare l’apertura ad uno degli ospiti, che introduce a modo suo l’ingresso del conduttore e spezza così le convenzioni televisive. Direttamente dalla scuderia di Beppe Caschetto, nel programma di Rai3 è presente anche Geppi Cucciari, che ogni volta svela la sua personale parola con la sua personalissima ironia (sarà per questo che a volte fatichiamo a capirla?).
Gli ascolti sono più che discreti, e questo depone a favore di un genere – quello proposto da Rai3 – che riesce ancora ad intercettare l’attenzione del pubblico. Un attento equilibrio tra racconto in studio, immagini ed interviste mantiene vigile il telespettatore in una trasmissione composta e senza eccezionalità, che forse per molti è solo l’attesa dell’immancabile Ulisse di Alberto Angela, in programmazione subito dopo.
1. patrizia Ghio ha scritto:
26 gennaio 2020 alle 19:59