9
novembre

UNTRADITIONAL: FABIO VOLO SPROPOSITATAMENTE EGORIFERITO VUOL FARE WOODY ALLEN. MA NON GLI RIESCE

Fabio Volo

Raccontare con semplicità l’intricato fluire quotidiano è una delle peculiarità forse più riconosciute a Fabio Volo (qui la nostra video intervista). Ed è probabilmente questo il motivo per cui il progetto di una serie tv da lui ideata ha fatto parlare di sé fin dal suo annuncio. Untraditional, questo il titolo, è ora pronta a debuttare sul piccolo schermo – dopo la premiere sul web – con un doppio appuntamento in onda stasera sul Nove (e in simulcast su Real Time e DMAX) a partire dalle 21.15.

Per la regia di Gianluca Leuzzi, Fabio Volo interpreta se stesso, utilizzando il mondo dello spettacolo come metafora della comune lotta quotidiana nell’inseguire i propri sogni, in un equilibrio precario tra vita privata e professionale. La trama si compone dunque di aspetti reali della sua quotidianità ed elementi di finzione, seguendo la difficile realizzazione di un progetto televisivo che potrebbe farlo volare a New York.

Ad ogni modo, se il promo la annuncia candidamente come “La serie per chi crede nei sogni, oltre ogni ragionevole dubbio”, guardando il primo episodio si ha la netta sensazione che Untraditional non cerchi un forte punto di contatto con l’esperienza di vita dello spettatore. Forse avremmo dovuto capirlo una volta scoperto che Fabio Volo avrebbe interpretato se stesso, visto il risultato spropositatamente egoriferito. Sebbene sia risaputo che le idee dell’autore tuttofare attingano di frequente al suo vissuto, non ci si aspettava che ciò potesse compromettere la buona occasione di irrompere nel panorama italiano con il linguaggio fresco e innovativo del genere del fictionalized self.

L’attenzione è di conseguenza interamente focalizzata su Volo, sull’incrociarsi infelice della sua vita pubblica con quella privata e, soprattutto, sulla cerchia di amici mediamente famosi che lo circonda (molti hanno un comune denominatore: l’agente Beppe Caschetto). L’episodio di apertura annovera così più guest star che comparse, trasformandosi in un lentissimo e frammentario susseguirsi di volti noti. Oltre alla moglie Jhoanna, Selvaggia Lucarelli, Quentin Tarantino, Giuliano Sangiorgi, Tony Dallara, Stefania Rocca, Francesca Senette e Le Donatella sono soltanto i primi di una lunga serie di camei “acchiappa-spettatori”, finendo per far risultare la puntata un insieme di sketch tra amici più che un intreccio ben confezionato. Inoltre, il tentativo di giocare con un’(auto)ironia alleniana non riesce, non solo per l’irriverenza poco sottile, ma anche per l’assenza di uno spessore psicologico nei personaggi. A interrompere il “piattume” generale sono proprio gli unici protagonisti fittizi (Marco Mazzi e Paola Iezzi, rispettivamente nel ruolo del manager di Fabio e di una sua ex fidanzata), i cui tratti caricaturali danno una sferzata al ritmo del racconto, seppur nelle loro imperfezioni recitative.

Insomma, il primo dei nove “film da 40 minuti” (come Volo stesso ha definito la propria serie) non impressiona né per l’evolversi della trama verticale e autoconclusiva né tantomeno per l’avviarsi delle linee narrative orizzontali che dovrebbero svilupparsi sull’intero arco della serie. Forse Untraditional si presterebbe meglio a una sitcom di sketch in stile Love Bugs, mentre per ora rischia di farsi apprezzare solo per le suggestive cartoline di Milano e New York che scorrono tra una scena all’altra.

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3 Commenti dei lettori »

1. mariagrazia ha scritto:

11 novembre 2016 alle 19:53

ho pensato per giorni alla parola per definire questa fiction e ora l’ho trovata : VOLGARE !!!



2. Ha|jimE ha scritto:

16 novembre 2016 alle 00:23

Di questa sitcom ho visto solo qualche spezzone ed ho provato un grande imbarazzo: dialoghi per nulla spontanei, recitazione impostata e poi volgarità spiattellate senza accenni di sarcasmo; Volo dovrebbe capire che ha 40 anni suonati certe situazioni (tutte le tizie che vorrebero saltargli addosso… ancora?) sono infatili, stupide



3. Tommaso ha scritto:

20 novembre 2016 alle 21:23

Mamma mia. Egocentrismo a palate.



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