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novembre

NINJA WARRIOR ITALIA: BUON RITMO E BEN ASSORTITI I CONDUTTORI. MA LA RIPETITIVITA’ PENALIZZA L’INSIEME

Ninja Warrior Italia

Il programma c’è: Ninja Warrior Italia, arrivato ieri – domenica 6 novembre 2016 – alla quarta puntata sul Nove, dal punto di vista della messa in scena ha centrato l’obiettivo. La versione nostrana del format giapponese ha un buon ritmo, il giusto tasso adrenalinico ed anche una certa dose di racconto, necessaria a far venir fuori la figura dei conduttori, ben quattro. 

Ninja Warrior Italia: ben assortiti i conduttori

Il team è vario ed assortito, e compone una buona squadra pronta a viaggiare ogni settimana su battute e complicità: Federico Russo, Carolina Di Domenico, Massimiliano Rosolino e Gabriele Corsi presentano i concorrenti e commentano le loro performance, con la donna del gruppo a fare da “inviata in pedana”. Certo, la Di Domenico e Russo, insieme, fanno tanto The Voice, così come Rosolino fa Pechino e Ballando e Corsi è il volto di Take Me Out: una mescolanza che conferma la tendenza del canale a guardarsi intorno. Troppo.

Ninja Warrior Italia: uno schema ripetitivo che però appassiona

Ma i veri ninja sono i concorrenti, protagonisti di un piccolo tratto di strada con la propria storia: tra loro, appassionati del genere, sportivi (ieri ha tentato l’impresa anche il campione di rugby Paul Griffen), ragazze fashion e veri e propri personaggi macchietta, arrivati solo per far sorridere e mettersi in mostra. Un’umanità varia, dunque, accomunata dal tentativo di arrivare al traguardo nel minor tempo possibile.

Purtroppo, però, gli ascolti non stanno dando le soddisfazioni sperate: se la scorsa settimana la puntata in prima tv aveva raggiunto il 2%, ieri ha segnato l’1.3% con 355.000 spettatori (l’intera serata, iniziata alle 20.01 e terminata alle 23.37 grazie alle repliche in apertura e chiusura, ha registrato l’1.1% con 272.000 spettatori).

Un crollo dovuto anche forse anche alla ripetitività del format stesso, nel quale ogni concorrente deve superare in parte lo stesso identico percorso di tutti gli altri in una sorta di replay senza fine al quale il pubblico italiano non è granché abituato.

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