Il test del dna qui nemmeno serve. Perché è evidente: Asia Argento ha preso tutto da papà Dario, noto maestro del brivido. Con quella sua aria algida e imperscrutabile, l’attrice romana riuscirebbe a rendere inquietante anche una barzelletta. O favola per bambini. Era quindi prevedibile che il suo arrivo alla conduzione di Amore Criminale conferisse una sfumatura dark all’intera trasmissione.
L’effetto Argento lo si è visto sin dai primi istanti della nona stagione del programma, debuttata ieri sera su Rai3. La nuova conduttrice si è distinta per uno stile austero, che raramente ha lasciato trasparire emozioni, e per una rigidità in parte dettata dall’esordio e in parte dovuta ad una lettura del copione ancora poco spontanea. Quasi recitata. Ma Amore Criminale non è un film: le violenze raccontate, purtroppo, avvengono davvero.
Se Barbara De Rossi, alla guida della trasmissione fino allo scorso anno, appariva emotivamente coinvolta, Asia Argento predilige invece un approccio più distaccato, come da cronista, coerente con il suo stile artistico.Un cambiamento abbastanza netto, anche a livello di linguaggio, che tuttavia potrebbe rivelarsi funzionale ai temi della trasmissione.
La conduttrice ‘dark’, infatti, sta per definizione nella penombra, interviene un attimo e poi scompare (anche a livello di minutaggio la sua presenza è piuttosto contenuta): così le drammatiche storie di violenza sulle donne hanno ulteriore spazio e risalto anche nella loro carica emotiva, che non necessita di particolari intermediazioni per arrivare al pubblico come un pugno nello stomaco.
Nell’esordio trasmessa ieri, gran parte della serata è stata occupata dalle ricostruzioni tramite docu-fiction, strumento curato ma faticoso da seguire se la narrazione si fa volutamente tensiva. Apprezziamo piuttosto quando ad essere presentate sono le storie di chi ha avuto il coraggio di denunciare e di sottrarsi alle violenze, come avvenuto al termine della puntata di ieri con la lettura del messaggio di una telespettatrice. Una boccata di speranza dopo due ore emotivamente non leggere.
1. Lusba ha scritto:
5 novembre 2016 alle 10:59