Quando una semplice “aspirina” ti rimette in pista, ma forse da sola non basta! È ufficialmente tornato il Rischiatutto e si avvera così il sogno del nuovo presentatore Fabio Fazio di riportarlo sugli schermi degli italiani. Viene ricordato che stiamo restituendo alla memoria collettiva il più grande gioco a premi della televisione e per farlo scatta l’invito a “celebrare” insieme il rito del giovedì sera. Tutto – o quasi – è rimasto esattamente come allora e la prima sensazione è quella di entrare in uno di quei grandi presepi napoletani dove ogni cosa è ferma al suo posto e, a suo modo, rende omaggio al centro della scena, che in questo caso va ad appannaggio dei protagonisti del telequiz.
Al suo fianco, confermata solo per la prima puntata, c’è la brillante Matilde Gioli, che in più di un’occasione tiene testa al “successore” di Mike Bongiorno e fin dalle domande preliminari ci tiene a sottolineare, in maniera sarcastica, la capacità del conduttore nel mettere a suo agio chi ha di fronte. Dalla “valletta parlante” si passa a quella addirittura “s-parlante”, che non vuole recitare fino in fondo la sua parte ma nemmeno guadagnarne in visibilità. E nel momento in cui c’è bisogno di riprendere fiato ci si rivolge a Ludovico Peregrini, lo stesso “Signor No” di un tempo, nonché buona spalla per Fazio, il quale del padre televisivo conserva la forma e il rigore arrancando però quando servirebbe quella genuina spontaneità con cui “Mr. Allegria” sapeva fare la differenza. Fazio mette in “muto” il pubblico, fa sparire i cellulari a tutto lo studio e invoca la continenza. Una sorta di “fate come me”: vietato scomporsi. Evitabile forse il momento in cui sceglie di fare Che Tempo Che Fa con ospite il solito Carlo Verdone (materia vivente della serata),
I primi tre concorrenti, invece, sono la più giovane partecipante di sempre (19 anni), Lavinia Gambini, studentessa di Roma (esperta di Napoleone), il veronese Giorgio Avanzini (sulle eroine del melodramma) che sfidano il campione in carica – da quell’unica puntata speciale dell’aprile scorso – Stefano Orofino, professore calabrese (tifoso e coltissimo sulla storia della Juventus). Una volta misurati i diversi gradi di preparazione sulla propria materia sarà la sfida al celebre “Tabellone” a consegnare un primo parziale vincitore, proprio con una domanda finale sull’aspirina. Se nell’edizione originale, questa seconda fase del gioco aveva avuto un impatto dirompente, oggi, ritrovandola praticamente identica (con l’eccezione della colonna sulla materia vivente, la domanda di Mike e quella dal web), rasenta la noia. Studentessa e professore si rivelano alquanto “telegenici” e perfetti in questo “gioco delle parti” d’altri tempi: la signorina Gambini non conosce Raggio di sole di Jovanotti ma ricorda l’anno di Vola Colomba di Nilla Pizzi e il signor Orofino ignora “la festa delle zucche” però è ferrato come pochi su storia e monumenti.
L’esperimento di confrontarsi con un monumento nel complesso ha funzionato, o meglio, ha reso l’idea. Rifare “un cult” può avere ancora il suo perché ma l’operazione nostalgia non va lasciata troppo a se stessa. Occorrono anche smalto e ritmo – o forse quella spontaneità inconsapevole di Mike – per riportare “il quiz allo stato puro”. Nulla è impossibile a patto che si avverta più la tensione della gara e meno l’ansia, di far tutto rigorosamente a dovere, del conduttore. Per citare la nuova sigla di chiusura di Raphael Gualazzi, “Buona Fortuna”.
1. tinina ha scritto:
29 ottobre 2016 alle 12:31