14
settembre

SMARTLOVE: UN UNDRESSED PER EDUCANDE CHE POTREBBE DARE MOLTO DI PIU’

Smartlove

Partiamo da un dato di fatto: poteva andare molto peggio. Smartlove si lascia guardare, risulta curioso e non è mal confezionato. Ma il nuovo programma di Rai 4, protagonista in questi giorni di una vera e propria rivoluzione nel suo palinsesto, ha in sè un potenziale che indubbiamente non è stato sfruttato a sufficienza e che invece avrebbe potuto renderlo molto più accattivante. L’idea di base c’è e strizza l’occhio al film Perfetti Sconosciuti: due estranei possono conoscersi esclusivamente tramite i rispettivi smartphone, che sono chiamati a scambiarsi per 24 ore. In quel lasso di tempo hanno la possibilità di curiosare nella galleria immagini, nei messaggi, nei social network, e farsi così un’idea dell’altra persona, della quale dovranno alla fine della puntata decidere se approfondire o meno la conoscenza.

Un’idea quasi godereccia per una certa fascia di telespettatori ma che in realtà rimane un po’ in sospeso, come fosse una strada che si ha timore di percorrere fino in fondo. Innanzitutto perchè prima di scambiarsi lo smartphone i due protagonisti si incontrano vis-à-vis (il che basterebbe già a vanificare tutta l’idea del programma, ma questo è il format) e lo scambio non avviene a sorpresa consentendo la cancellazione dei materiali più compromettenti. Soprattutto però, perchè al momento dell’indagine i concorrenti hanno la possibilità di parlare, tramite chiamate, videochiamate, o incontri veri e propri, con gli amici e i parenti della persona che stanno conoscendo. E allora dove sta l’effetto smartlove? Ad un certo punto sembra un altro programma e nemmeno tanto appassionante. Non sarebbe stato più carino – e forse anche anche un po’ più piccante – basarsi solo ed esclusivamente sulle fotografie (magari anche un po’ compromettenti) trovate nella galleria del cellulare, o sulle conversazioni private sui social, e poi a quel punto confermare o smentire anche eventuali equivoci a quattrocchi con la persona interessata? Ma forse è la declinazione dating dello scambio tra smartphone ad avere qualche falla; se due fidanzati o persone che si stanno già frequentando da un po’ si scambiassero il cellulare ci sarebbe un maggior interesse reciproco nello scoprire segreti e una reazione più intensa e credibile dinnanzi a quanto appreso.

La sensazione qui è quella di un Undressed per educande (anche qui si parla spesso di esperimento sociale, ad esempio) dove però si osa poco (un parziale controsenso in un programma voyeur per definizione), dove manca un po’ di pepe e, soprattutto, dove manca un po’ di verità: tra concorrenti – almeno finora – fatti con lo stampino, vestiti allo stesso modo e tutti provenienti dai dintorni di Roma, quanto è alta la possibilità di avere una mail del proprio padre che riassume su un piatto d’argento la vita privata di sua figlia negli ultimi sei mesi?

Va detto, tuttavia, che guardando Smartlove ci si dimentica quasi che si tratti di un programma in onda su una rete Rai (la quale invece recentemente ci aveva abituati a scivoloni molto bacchettoni). A tal proposito nel promo della trasmissione è possibile vedere anche una coppia gay, fatto che sicuramente stuzzica l’interesse.

Smartlove può crescere, ma il rischio ripetitività è dannatamente dietro l’angolo.

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