11
settembre

LE CURVY A MISS ITALIA: QUEL BUONISMO FORZATO CHE NON CREA MAI VERA UGUAGLIANZA

Paola Torrente

In barba a Rachele Risaliti, che ieri sera è stata eletta Miss Italia 2016, le vere protagoniste di questa edizione del concorso sono state le ragazze curvy, quelle con misure molto più abbondanti delle altre, di cui quest’anno si è fatto un gran parlare. Da tempo, in realtà, le misure della kermesse si sono allargate per permettere l’accesso anche a fisici più burrosi, ma stavolta c’è stata una vera e propria crociata che ha quasi portato alla vittoria la numero 26, Paola Torrente, tra le polemiche delle madri inviperite in sala e del pubblico sui social. Polemiche antipatiche, scomode e politicamente scorrette, ma a loro modo sensate.

E’ questione di abitudine probabilmente, ma a vedere le curvy lì vicino alle altre, il loro essere fuori dagli schemi, o “diverse” se vogliamo prenderci l’onere di dirlo, si notava in modo sfacciato e sembrava una forzatura. Sembravano meno belle di quello che in realtà sono. Sembrava quasi che fossero intoccabili, che dovessero stare lì per forza, perchè eliminarle sarebbe sembrata una scortesia nei confronti di una rivoluzione sociale ed umana che neanche quella delle Suffragette e di Giovanna D’Arco.

Un po’ come accadde nel 1996, quando le porte del concorso si aprirono anche per le ragazze di colore e, in nome dell’uguaglianza e del buonismo spicciolo, il titolo lo vinse Denny Mendez, che non era oggettivamente la più bella di tutte, ma era quella che lo meritava moralmente. All’epoca l’unica che osò sottolinearlo fu Alba Parietti e fu zittita in malo modo, nonché accusata senza pietà solo per aver detto la sua verità.

Oggi che ci sono i social e tutti possono far sentire facilmente la propria voce, non si può zittire e nascondere il concetto che qui ribadiamo con forza: non ci interessa che sia nera, curvy, piatta, bionda, tinta, meridionale o settentrionale, ci interessa solo che Miss Italia sia bella, la più bella. Certo, raramente questo accade sul serio, ma almeno che non si favorisca qualcuno solo per facile moralismo. Perchè di un concorso di bellezza stiamo parlando, cerchiamo di ricordarcelo ogni tanto, non di un Nobel per la pace e non di una campagna umanitaria, e non si può certo pretendere di snaturarlo e farlo diventare tale.

E’ bello dare un messaggio di pari opportunità ma perchè siano davvero pari, queste opportunità, le ragazze curvy – che hanno tutto il diritto di iscriversi ed ambire al titolo – devono gareggiare come tutte le altre, non in una categoria a parte e con una certa corsia preferenziale mediatica. Perchè quello che stava per avvenire ieri sera – Paola si è poi classificata seconda – e che è avvenuto già nel 1996 è solo una ghettizzazione al contrario, un’esaltazione della “diversità” che non potrà mai creare uguaglianza.

Le curve spesso sono sensuali, le ragazze in carne possono essere bellissime e non ci si deve vergognare dei chili in più, ma accettarsi per quello che si è e curare se stesse senza stereotipi malati a cui ambire. Ma le curve possono pure essere esagerate, le ragazze rotondette possono pure essere brutte e sgraziate (come qualunque altra) e possono anche aver bisogno di perderlo qualche chilo, senza farne una tragedia. E se si vuole aiutarle a vivere bene con se stesse c’è una sola cosa si può fare per loro: trattarle come ragazze normali.

Parola di (ultra) curvy.



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1 Commento dei lettori »

1. aleimpe ha scritto:

12 settembre 2016 alle 18:45

Negli anni ‘80 c’erano le maggiorate ?



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