Je t’aime mon amour, je t’aime tout le jour, je t’aime chi lo sa com’è che andrà… Eeeee???
All’inizio sembrava così insulsa questa sigla ma, mio malgrado, dopo qualche martedì ho iniziato a canticchiarla. Ci dovrà essere un motivo se 6 milioni e mezzo di italiani ogni volta aspettano Un medico in famiglia, e ci sarà più di un motivo se otto milioni di spagnoli da quattordici anni seguono “Mèdico de familia”, fieri della paternità e del successo planetario del loro super-format.
Inutile girarci intorno, sono costretta a fare outing: “io, a volte, guardo Un medico in famiglia 6” e lo faccio pur sapendo che si tratta di un prodotto ammazza-ormone, almeno quanto il competitor “il Falco e la colomba”. Ma questo è il tipico caso in cui la tv fa la tv. Sì, perché Un Medico in famiglia è ai limiti della realtà, apoteosi di famiglie cresciute a pale di mulino bianco, che possono veder sublimati i conflitti, le beghe tipiche delle tanto tipiche e incasinate famiglie allargate in un piantino di nonno Libero. Qui, si vive allegramente in quindici sotto lo stesso tetto, in una casa da sit-com, in una strada dove solo la spasimante di Lele poteva aprire un’improbabile cioccolateria. E le colazioni, i pranzi e le cene tutti i giorni, tutti assieme, senza tempo, prima di raggiungere l’ospedale dove il capo-famiglia, medico, abbraccerà il paziente piangendo con lui, per la sua cistifellea.
Tutti insieme appassionatamente insomma, piccoli, medi e grandi in un crogiolo da nido generalista, almeno quanto la tv che lo ospita, dove un padre, rientrando a casa, esclama un improbabilissimo: “Ciao famiglia!” (Ma vi pare che dopo una giornata al Gemelli, uno possa rincasare con tutta sta smania!) Ma questa è la scatola dei sogni dove gli spigoli si smussano e ci si può permettere di proiettarsi in un cartonistico microcosmo affettivo protetto, semplice e lineare dove non ci sono antagonisti, personaggi ostili, cattivi.
Sarà per questo che tre generazioni riunite accendono il focolare di RaiUno ogni martedì sera? Come cantava Tiziano, “io non me lo so spiegare”, ma scagli, senza vergogna, la prima pietra chi non ha mai buttato l’occhio su questa fiction, pur sapendo di compromettere il proprio vigore ormonale?
1. erodio76 ha scritto:
4 novembre 2009 alle 15:31