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maggio

LA VERA STORIA DI FELICIA IMPASTATO

Felicia Impastato con una foto del figlio Peppino

Felicia Impastato, nata Bartolotta a Cinisi il 24 maggio 1916 e morta lì il 7 dicembre 2004, è nota in quanto madre di Peppino Impastato, giornalista che per le sue denunce contro le attività di cosa nostra fu assassinato il 9 maggio 1978.

Nel 1947 Felicia sposò l’allevatore Luigi Impastato, un uomo che proveniva da una famiglia con legami mafiosi, ed ebbe da lui tre figli. Dopo la morte di Peppino, che col padre non aveva mai avuto buoni rapporti, la donna decise di rompere la tradizione dell’omertà e della vendetta con l’appoggio del terzo figlio Giovanni e degli amici di Peppino, uniti nel Centro siciliano di documentazione, chiamato poi Centro Impastato e fondato da Umberto Santino ed Anna Puglisi. Diede inizio alla sua battaglia: firmò un esposto, si presentò dai magistrati, parlò con i giornalisti, scontrandosi spesso con atteggiamenti sorprendenti e con persone che volevano soltanto metterla a tacere.

Il primo ad ascoltarla davvero fu un magistrato di Palermo, Rocco Chinnici, che da anni portava avanti una battaglia per la legalità fatta di indagini, incontri e tentativi di portare sulla retta via la gioventù sbandata della Sicilia. Chinnici riprese in mano le carte della morte di Peppino e ribaltò le conclusioni frettolose dei suoi colleghi, che avevano archiviato il caso dapprima come atto terroristico e poi come suicidio: Felicia sapeva che ad ordinare l’omicidio del figlio era stato il boss Gaetano Badalamenti, un amico del suo defunto marito, ma non c’erano prove per dimostrarlo.

A Felicia e Chinnici in questa battaglia si unì Franca Imbergamo, una giovane studentessa che si appassionò alla vicenda e decise di scoprire la verità. Purtroppo il 29 luglio del 1983 Rocco Chinnici fu assassinato; Felicia decise allora di ripartire dal basso, dalla gente comune, ed aprì le porte della sua casa ai giovani che volevano sentire la sua storia.

Intanto, a Palermo, il gruppo di magistrati che si era riunito attorno a Chinnici, continuava a lavorare. Vennero decimati, uno dopo l’altro, ma le loro inchieste non si fermano. Dopo alcuni anni Franca Imbergamo divenne una di loro e cominciò ad ascoltare i collaboratori di giustizia, riaprì il caso e riuscì finalmente a trovare quello che cercava; il 25 ottobre del 2000 Felicia venne chiamata come primo teste al processo contro Gaetano Badalamenti, in videoconferenza da un carcere americano, e gli disse finalmente in faccia “tu hai ucciso mio figlio”.

Nel 2001 Vito Palazzolo, vice di Badalamenti, fu ritenuto colpevole in quanto mandante dell’omicidio di Peppino e fu condannato a trent’anni di reclusione; Badalamenti fu condannato all’ergastolo l’11 aprile del 2002. Due anni prima, il 6 dicembre del 2000, la commissione parlamentare antimafia aveva approvato all’unanimità la relazione sul “caso Impastato” in cui venivano accertate le responsabilità di rappresentanti delle istituzioni per i depistaggi sulle indagini dell’omicidio.

Nel 2004, dopo la morte di Felicia, la sua abitazione è divenuta “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato” ed il figlio Giovanni ha raccolto il testimone, proseguendo la sua battaglia contro la mafia e diventando il cuore del Centro Impastato.

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1 Commento dei lettori »

1. Luca ha scritto:

11 maggio 2016 alle 09:49

SI OK
Continuiamo pure a fare quintalate di fiction sulle varie mafie
Fino a che non c’è la volontà politica di eliminarle,facendo queste fiction non si fa altro che aumentarne la visibilità e in qualche modo la mitizzazione



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