Laura & Paola hanno alzato il tiro: dopo il monologo sul bullismo dell’esordio e quello contro la violenza sulle donne di venerdì scorso, per la terza ed ultima puntata le due hanno pensato di esporsi, di prendere posizione, uscendo fuori dai campi che mettono d’accordo tutti ed addentrandosi in un argomento tortuoso ed attualissimo come la stepchild adoption.
Laura & Paola: il monologo della terza puntata dedicato alla stepchild adoption
Se n’è tanto parlato negli ultimi mesi, con il decreto Cirinnà che ha tenuto banco sulla carta stampata e nei salotti televisivi, e ora anche Laura Pausini e Paola Cortellesi hanno detto la loro, mettendo in scena la storia della piccola Anna, raccontata dalla voce dell’attrice e accompagnata in note dall’ugola d’oro romagnola.
Nel corso del monologo della Cortellesi, interrotto dalla canzone In una stanza quasi rosa scritta da Biagio Antonacci (che ha partecipato all’esibizione) per la Pausini, Anna ha raccontato del suo concepimento, di come i genitori fossero appena diciannovenni quando lei è nata e di come la madre l’abbia cresciuta da sola, dopo che il padre se n’era andato perchè spaventato da quella improvvisa e prematura responsabilità.
Anna ha raccontato dell’arrivo di Massimo, il nuovo compagno della madre del quale all’inizio era gelosa, ma che col tempo è diventato per lei una presenza fondamentale, una certezza, un amico, qualcuno su cui poter contare e al quale affidarsi. Una figura paterna che le è stata strappata via alla morte prematura della madre, quando la legge ha stabilito che lei doveva tornare dal suo padre naturale, che non l’aveva mai voluta. Il personaggio della Cortellesi ha iniziato dicendo di credere nella famiglia ed ha terminato dicendo che credeva “nella famiglia dell’amore“, mettendo così i sentimenti davanti ai legami di sangue.
La scelta del programma è stata quella di schierarsi usando l’esempio più soft ed evitando dunque la questione dell’omosessualità, richiamata però da Antonacci che ha condiviso “un inno all’amore libero, come dovrebbe essere sempre” e dalla stessa Pausini, che in chiusura di trasmissione ha parlato del diritto di essere diversi.
Una forma di servizio pubblico “di parte”, che non sarà piaciuta a tutti ma che, in un certo senso, è servita a farsi perdonare, parzialmente, la marea di spot pubblicitari fatti agli ospiti, chiamati e pagati per sponsorizzare i loro film, libri e tour.
1. Mattep ha scritto:
16 aprile 2016 alle 12:20