Sentenza ribaltata per Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri. Nell’ambito del processo Mediatrade, la Corte d’appello di Milano ha condannato il Vicepresidente e il Presidente di Mediaset a un anno e due mesi di carcere per frode fiscale. Il verdetto, emesso ieri, ha smentito il pronunciamento di primo grado ed ha sancito l’assoluzione degli altri sei imputati coinvolti, tra cui il produttore statunitense Frank Agrama. Secondo l’accusa, i diritti tv oggetto di compravendita sarebbero stati “gonfiati” per ragioni fiscali.
La Corte presieduta da Marco Maiga ha condannato Berlusconi jr e Confalonieri per frode fiscale limitatamente all’anno di imposta 2007, mentre sono stati prosciolti per prescrizione per l’anno precedente e assolti per il 2008 perché il fatto non costituiva più reato. Anche il procedimento riguardante il 2007, però, corre verso la prescrizione, che scatterà già ad aprile. Il processo – lo ricordiamo – fa parte di una vicenda più ampia che riguarda la compravendita dei diritti tv Mediaset e per la quale Silvio Berlusconi ha scontato 10 mesi e mezzo in affidamento in prova ai servizi sociali.
Al Presidente e Vicepresidente Mediaset sono state riconosciute le attenuanti generiche, ma i due dovranno risarcire i danni all’Agenzia delle entrate (la cifra sarà quantificata in separata sede). La Corte ha inoltre disposto come pene accessorie per i top manager di Mediaset l’interdizione temporanea dagli uffici direttivi e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.
“È una sentenza incomprensibile, ma a Milano ci si aspetta sempre di tutto” ha commentato Niccolò Ghedini, che difende Piersilvio Berlusconi assieme al collega Filippo Dinacci. Quest’ultimo ha inoltre dichiarato di considerare assurda la condanna, “per un reato che – ha ricordato - fra 15 giorni è prescritto“.
In una nota, Mediaset ha affermato che i diritti cinematografici oggetto della decisione giudiziaria “sono stati contabilizzati dalle competenti funzioni aziendali nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme tributarie“. Le difese hanno annunciato ricorso in Cassazione, quindi il processo dovrebbe proseguire verso il terzo grado di giudizio.