Sarà che il sabato sera di solito si balla, si canta e ci si diverte. Sarà che si finisce per empatizzare subito con il dolore sincero degli altri, specie quando viene portato sul familiare schermo della tv. Sarà per questi e per tanti altri motivi, ma Il Dono – partito ieri, sabato 19 dicembre 2015, su Rai 1 – è un programma difficile da affrontare per il telespettatore, visto l’enorme carico di emotività che si porta dietro.
Il Dono: un eccessivo carico di emotività nel sabato sera di Rai 1
Quattro storie per ogni puntata, ognuna a suo modo drammatica, senza mai un momento di leggerezza che possa spezzare la tensione. Un tuffo lungo due ore nella paura, nella vergogna, nell’angoscia e nella commozione: da una parte coloro che chiedono un perdono che forse non meritano e che con la loro richiesta scatenano soprattutto rabbia e rigetto; dall’altra chi ringrazia per aver avuto un’altra occasione e porta con sé racconti fatti di morte e dolore vero, che colpiscono duro.
Madri che hanno perduto figli, figli cresciuti senza i propri genitori, persone messe in ginocchio da tragedie improvvise e morti violente sono gli ingredienti principali di un programma intimista, che non punta sulla spettacolarizzazione e che quasi annulla il mezzo televisivo, “aggredendo” il pubblico con la sua delicatezza e lasciandolo a tratti inerme. La telecamera finisce quasi per essere il testimone silenzioso di un racconto che il protagonista fa al conduttore e chi guarda si immedesima, sì, ma un po’ si sente quasi in colpa ad “origliare”.
Il Dono: un programma tecnicamente ineccepibile ma troppo cupo
Sicuramente buono il lavoro autorale, che ha preso uno dei generi più usati e sfruttati che mai – l’emotainment nazionalpopolare – e lo ha ripulito di tutti i fronzoli possibili, curando nei dettagli la ricostruzione delle storie e sviscerandole, fino a lasciar parlare silenzi e primi piani. Discreto anche quello dei conduttori, che hanno mantenuto ognuno il proprio stile: Marco Liorni quello del giornalista imparziale che si sforza di non giudicare, Paola Perego quello dell’amica affettuosa che cerca di spronare e consolare.
Tecnicamente un programma fatto bene, nonché un esperimento interessante che annulla i confini dati dallo studio televisivo e mostra la cruda realtà più di un reality e di un tg. Ma non si può fare a meno di chiedersi perchè il pubblico debba passare un’intera serata dell’agognato weekend a boccheggiare tra le lacrime quando la vita, per l’appunto, è già tanto dura di suo.
1. Peppa ha scritto:
20 dicembre 2015 alle 11:57