Sino a non molti anni fa, quando si parlava di sfide televisive, ci si doveva confrontare con una “platea catodica” di milioni e milioni di telespettatori.
Il sabato sera era la giornata in cui le ammiraglie dei due principali poli televisivi sfoderavano le loro armi più potenti per offrire al pubblico dei grandi show che sarebbero facilmente rimasti nella memoria televisiva del nostro paese. Si puntava, in poche parole, a far spettacolo e a farlo la S maiuscola!
E l’attenzione non era nemmeno così ossessionatamente rivolta al risultato finale, in termini di audience, poichè veniva privilegiata la qualità e la soddisfazione dell’esigente telespettatore del prime time del sabato.
Quel pubblico, però, sembra non esserci più.
Viene da sorridere a parlare di vittoria o di sconfitta quando oggetto della sfida sono due programmi come il Treno dei Desideri e C’è Posta per Te : si riesce a vincere una serata con poco più di 4 milioni di telespettatori.
Un risultato che, senza spingerci troppo indietro negli anni, avrebbe fatto sorridere, anzi… ridere!
Probabilmente anche per questo motivo è cambiato il modo di “leggere” i dati Auditel : non si guardano più i “milioni di telespettatori” ma si guarda lo share, unico dato che anche in presenza di 4 gatti darà sempre come somma 100!
Il bello è che ci perde con affanno in “scorporamenti” di anteprime o fasce pre-tg per raccattare qualche migliaio di telespettatori in più che possa accrescere il dato medio d’ascolto di un programma.
Ci si potrebbe nascondere dietro facili affermazioni come “i tempi per la tv sono cambiati” oppure pensare che la teoria RICCIana, secondo la quale la gente normale il sabato e la domenica esce, debba ormai essere estesa a tutta la settimana o, ancora, si potrebbe dar ragione a chi vuol vedere nel satellite l’avversario più temibile per la tv generalista.
A parte la banalità della prima e l’impossibilità della seconda affermazione, il satellite forse rappresenta meglio di tutti l’effetto (in realtà molto più circostanziato di quanto si voglia credere) di un malessere diffuso del telespettatore “generalista” che cerca con la parabola una… “televisione migliore”.
Ma attenzione, parlo di effetto, circostanziato tra l’altro, e non di minaccia. Gli ascolti delle emittenti satellitari in molti casi sfiorano il ridicolo (pensate che Auditel, in casi tutt’altro che singolari, rileva per alcuni programmi Sky ascolti pari a 0 ascoltatori) e nutro seri dubbi sulla pericolosità mediatica di “Murdoch & Co”.
Ciò che, in realtà, non deve essere trascurato è l’atteggiamento con cui ci si pone nei confronti del satellite, soprattutto da parte di chi la parabola non ce l’ha.
Un atteggiamento speranzoso di chi, non riuscendo a “soddisfarsi” sulla tv generalista, vede nelle produzioni d’oltreoceano l’ultima spiaggia.
Un desiderio di “migrazione satellitare”, dunque, non dettato dalla voglia di accaparrarsi un’offerta televisiva diversificata e più ampia ma dalla voglia di abbandonare la televisione di “tutti i giorni” che non stimola più.
Il vero problema risiede, quindi, nella crisi della tv generalista.
Un televisione incapace di produrre contenuti originali, succube dei format stranieri preconfezionati e tutta rivolta alla “lacrima facile” o a “raffinatezze” degne del peggiore dei bordelli. Una TV con un unico obiettivo : la vittoria a tutti i costi, anche a costo di far terminare un prime time all’una di notte quando una televisione “normale” farebbe partire la terza serata.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ascolti risicati e programmi dei quali, per dirla con Paolo Martini, la mattina dopo al bar non ne parla nessuno.
Badate bene, questo discorso non reggerebbe se non ci fosse almeno un programma a ricordare i “tempi andati”. Ma questo programma c’è ed è forse l’unico che riesce a tenere incollati davanti al video quei “milioni e milioni di telespettatori” di cui si parlava in apertura di post. Sintomo, questo, che il pubblico c’è ed è disposto a rimanere con i piedi per “terra” quando ne vale la pena.
Non rappresenta a mio parere l’optimum da un punto di vista televisivo ma ha dalla sua parte :
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una produzione tutta italiana;
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l’assenza di trash;
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le risate al posto delle lacrime;
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un’utilità sociale;
il tutto “condito” da uno studio tra i più piccoli “in circolazione”, due conduttori simpatici ed affiatati, due bellezze mozzafiato e una lunga scrivania.
Questi sono i semplici ingredienti di Striscia la Notizia che, con oltre 8 milioni di telespettatori e uno share superiore al 30%, rappresenta l’unico bagliore e una delle poche testimonianze di vitalità della TV italiana e dei suoi telespettatori.
1. matteo ha scritto:
2 ottobre 2007 alle 07:33