15
settembre

TV SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI: THE COOKING SHOW DALL’ANALISTA!

The Cooking Show

The Cooking Show

- Terapeuta: Buongiorno e benvenuto, lei è?
- Paziente: Buongiorno a lei. Io sono The cooking show, il mondo in un piatto.

- T: Ok. Mi dica, come mai è qui?
- P: Sono insoddisfatto del mio aspetto esteriore. Sento la mia immagine così lontana da me!

- T: Mmm, vediamo un po’ cosa intende. Innanzitutto mi faccia un po’ capire chi è.
- P: Ecco, sì, io mi chiamo The cooking show, il mondo in un piatto, vado in onda dai padiglioni Expo, su Rai3. Mi hanno trasmesso per tutta l’estate, dal lunedì al venerdì, all’ora di pranzo. Mi conduce Lisa Casali, la conosce? È una blogger molto preparata in tema di alimentazione ed eco-sostenibilità, anche se come conduttrice è un po’ acerba. Recentemente, con l’inizio della stagione televisiva invernale, mi hanno collocato in altri spazi. Ora sono in onda solo il sabato alle 18 e la domenica alle 10.10. Dal 11 ottobre, poi, andrò in onda solo la domenica mattina.

- T: Che precisione! Veniamo a noi, cosa la preoccupa del suo aspetto esteriore?
- P: Iniziamo dalla scenografia. Il mio studio non è per niente originale, ricalca quasi alla perfezione lo studio di tanti altri programmi di cucina.
- T: In che senso?
- P: Mi riferisco al pavimento in legno, i piani cottura in primo piano disposti orizzontalmente e lo sfondo tinta unita. È uno spazio grande, imponente, ma non ha nessun inserto unico, cosa penserà il pubblico di me? Diranno che ho la mezza copia dello studio di Masterchef!

- T: Insomma lo studio proprio non va. Il resto?
- P: Ha visto le mie grafiche? Ha uno stile così “bon ton” per me che invece ho un animo così “bio-green”! Mi fa sembrare un damerino.

- T: La trovo molto critico verso questi aspetti della sua immagine.
- P: Sì, vede il vero problema è che mi dispiace avere un apparenza così banale.

- T: Beh, il lato positivo di questa somiglianza ai suoi colleghi, è che le conferisce immediatamente l’aspetto di un programma di cucina.
- P: Sì, ma non è una consolazione. Anche perché il mio stile è molto diverso dai programmi di cucina. Sono lento e pacato, il mio bioritmo è pacifico e disteso. Mi sento più simile a “Geo&Geo” che non agli ansiogeni talent di cucina, con quel loro ritmo serrato ed incalzante.

- T: Capisco. C’è altro che non la soddisfa della sua immagine?
- P: Sì, alcuni difetti delle mie pagine. Sul mio sito internet a destra è indicata la nuova programmazione del week-end, ma a inizio pagina è ancora segnalato il vecchio orario. La pagina di Facebook funziona solo part-time, fino alle 14.00 e poi niente più. E poi, un programma che parla di cibo e realizza piatti come me, che non ha una pagina Instagram, come è possibile!?

- T: C’è altro?
- P: Sì.
- T: Ah!
- P: Il titolo. Perché chiamarmi cooking show? Non sono un cooking show! È come se chiamassero una pista ciclabile, marciapiede o lo smog, inquinamento. Inesattezze che creano confusione. Cosa penserà la gente di me? Io credo che cooking show rimandi all’idea di uno spettacolo a tema culinario, in cui lo show è dato dal cucinare. Io non sono questo, io dispenso nozioni, discuto di tematiche agro-alimentari e riciclo alimenti.

- T: Io credo che sia solo un titolo generico. E poi tutto ciò non le piace?
- P: Non lo so, credo che non mi rispecchi del tutto. Credo che ci sia un lato di me che non emerge.

- T: Provi a parlarmi un po’ della sua struttura e dei suoi contenuti, sotto tutta questa apparenza ci sarà anche una sostanza?
- P: Sì, ecco, ogni giorno ospito due chef importanti, uno straniero ed uno italiano. Stanno ai fornelli e presentano la loro concezione di cucina. Al termine di ogni puntata poi la conduttrice, con un ospite a sorpresa, realizza un terzo piatto basandosi sugli avanzi lasciati dagli chef. A volte poi presento un piccolo scambio di battute fra la conduttrice e l’ospite se questo è connesso in qualche modo ai temi ecologici o alimentari.

- T: E lei crede che la sua immagine esteriore rispecchi la sua sostanza?
- P: Io credo che la mia apparenza non dica tutto di chi sono e per questo la gente non mi capisce.

- T: Lei non è forse un programma di cucina, attento ai temi dell’esposizione universale, con un’impostazione divulgativa?
- P: Beh, sì.
- T: Ed è esattamente ciò che sembra. Certo ha ragione, non è uno show nel senso spettacolare del termine, ma vede The cooking show, il mondo in un piatto, io credo che lei sia insoddisfatto della sua immagine esteriore non perché non la rispecchi appieno, anzi credo che la sua identità emerga con forza. Forse il problema è che le manca un po’ di personalità, un po’ di pepe.

- P: Intende dire che sono sciapo, senza sapore?
- T: Questo lo ha detto lei. Però sì, credo che sia quella la direzione nella quale lavorare. Si diverta The cooking show, il mondo in un piatto, l’Expo finirà presto e probabilmente lei con lui. Si goda questi ultimi momenti. Esca e porti il fermento e la spettacolarità che la circondano in sé.

- P: C’è ancora tempo secondo lei?
- T: Sì, c’è! La diagnosi è chiara: disturbo da dismorfismo scenico, con insoddisfazione televisiva.

- P: ne riparleremo?
- T: Certamente. Alla prossima seduta.
- P: Arrivederci e grazie.



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