14
settembre

MYRTA MERLINO A DM: ACCOPPIEREI L’ARIA CHE TIRA AD UNA PRIMA SERATA MA LASCEREI IL MATTINO SOLO PER UN PROGETTO CHE PRESERVI IL PATRIMONIO CHE ABBIAMO COSTRUITO. E CAIRO HA UN’IDEA…

Buongiorno!

Ciao Davide, buongiorno, bentrovato.

Bentrovata a te. Dove sei?

Sto facendo le prove in studio delle luci, delle piccole novità di quest’anno de L’Aria che tira, perchè naturalmente sabato e domenica sono gli ultimi due giorni per mettere a punto tutto, perchè lunedì mattina alle 11 siamo in onda per i prossimi 10 mesi (ridiamo, ndDM). Comincia la nostra grande traversata del deserto.

E lo spot l’abbiamo fatto.

Esatto, l’abbiamo fatto. Possiamo andare avanti.

Che novità ci sono?

Squadra che vince non si cambia. L’Aria che tira è sempre cresciuta, l’anno scorso ha avuto una stagione meravigliosa, abbiamo chiuso in crescita. L’ultima parte, che è quella più difficile, quella dalle 12:30 alle 13:30, abbiamo avuto una costante crescita, quindi il prodotto è quello, il programma è quello, il nostro rapporto con i telespettatori è quello. Naturalmente ci sono delle piccole cose che succedono, per esempio avendo dei temi molto complicati da trattare in questa stagione, penso all’immigrazione, abbiamo immaginato delle schede live, con i nostri redattori, che sono giornalisti bravissimi e verranno in studio a raccontare alcune cose complicate con dati, con immagini, in modo da provare a mettere in fila i fatti ed evitare di essere trascinati nella furia ideologica, cosa che con l’immigrazione capita spesso.

Forse il punto di forza de L’Aria che tira è l’essere una chiacchierata tra amici nella quale non ci sono determinate idee da far passare…

Hai detto due cose insieme e penso che siano tutte e due vere. La prima è il clima, cioè questa è casa mia, io vivo più qui dentro che a casa, quindi lo è davvero. Qui passo le mie giornate, vivo momenti belli, momenti brutti, mi arrabbio, mi diverto, quindi questa roba qui è una cosa che piano piano è successa. Io non ho più una scaletta vera e propria, certo ci sono i servizi, però poi alla fine il clima che si crea è quello di una grande conversazione. Io faccio l’ospite e accolgo tutti allo stesso modo. Certo a volte qualcuno mi fa arrabbiare, mi ricordo una volta che Salvini nello studio ha detto una cosa tremenda sulle ruspe e io gli ho detto: “Ma non le sembra di esagerare? Non le sembra una cosa veramente sgradevole?”. Cioè, succede che io reagisco, ma come reagirei in una conversazione; non c’è mai l’idea di partire con una tesi ed usare la puntata per dimostrare quella tesi. Su questo è il pluralismo assoluto, chi ha l’aria migliore qui vince, non c’è nessuno che arrivi con un vantaggio rispetto a quello che noi abbiamo messo a punto come redazione.

Normalmente quando intervisto qualcuno, a meno che non lo conosca già, mi informo su chi ho davanti. Nel tuo caso non l’ho fatto perchè è come se Myrta Merlino fosse una di famiglia, nonostante tu sia una giornalista economica, tema che è tutto fuorchè pop.

Nascevo così, ora mi occupo di tutto, ma quella era la mia specializzazione. Da un certo punto di vista devo dirti che questa cosa è successa naturalmente. Io quando ho cominciato a fare questo programma tutti i giorni, con una diretta così lunga, ero molto strutturata. Io ho lavorato molti anni con Giovanni Minoli, ero abituata a fare interviste molto costruite; ho intervistato grandi personaggi dell’economia avendo un atteggiamento molto professionale, mettendo molto poco in gioco la mia personalità, la mia natura, la mia anima. La diretta secondo me ti costringe alla verità. Io vado in onda per duecentodieci puntate, due ore e mezza tutti i giorni. Tu capisci che se io dovessi venire qui tutti i giorni a fare il mio compitino diventerei matta. Ho bisogno di essere me stessa ed è l’unico modo a) per vivere e b) per avere un rapporto reale con i telespettatori. L’altro giorno sono andata a moderare un dibattito alla Festa dell’Unità di Modena ed è stato un momento per me di gioia perchè quando sono arrivata c’erano signore, signori, ragazzini che mi dicevano “Myrta, ciao, finalmente! Ti vedo tutte le mattine, smetto di lavorare, abbasso il volume!”. Cioè, è come dici tu: loro mi considerano una di casa, che sta lì con loro, che gli parla di tutto, che gli racconta le cose e che lo fa senza prosopopea, senza l’ambizione di fare lezioncine. Sono lì, apprendo le cose che sento in diretta con loro, reagisco insieme a loro e questa è una grande forza naturalmente.

Secondo te è anche la chiave giusta perchè ad un determinato pubblico non troppo colto e più pop arrivino determinate informazioni?

Secondo me sì, esatto, hai toccato il punto secondo me importante. Non stiamo dicendo che io faccio un programma contenutisticamente basso, cialtrone, non è che stiamo qui a chiacchierare o diciamo la qualsiasi. Noi abbiamo una struttura redazionale fortissima, facciamo un lavoro di preparazione fortissimo, facciamo servizi per tirare sempre fuori le notizie, gli scoop, abbiamo schede tecniche su cui lavoriamo. Quindi è un programma molto serio dal punto di vista dei contenuti però è anche un programma leggero perchè questi contenuti vengono declinati in modo che la gente non li viva come lezioni che vengono dall’alto ma come un modo per capire assieme le cose.

Visto il successo che il programma ha avuto e vista la tua bravura, come mai Cairo non ha pensato di affidare a te il pomeriggio?

No, non è vero che non ci ha pensato. Abbiamo fatto molte discussioni Cairo ed io su questi temi, anche sulla possibilità di spostarmi in un’altra fascia oraria, ne parliamo da molto tempo, ma la verità è che io tengo molto a questo spazio della mattina, io penso che abbiamo fatto un lavoro straordinario. Quando noi siamo arrivati, lo slot del mattino era abbastanza desertificato, la fascia oraria dalle 12:30 alle 13:30 non ha mai funzionato nella storia de La7 anche con programmi molto più costosi e complessi del nostro. Io considero di aver fatto una startup straordinaria e di aver cambiato una fascia oraria di questa rete. Per me il mattino ha l’oro in bocca: questo è stato il momento mio professionale più felice nel quale ho scoperto un pubblico, ho scoperto un mio modo di essere, è stato un momento di fioritura professionale. Quindi io il mattino potrei lasciarlo quando ho davanti a me un progetto in cui credo fermamente, oggi per me lasciare il mattino è una cosa faticosa, è come lasciare un figlio che peraltro comincia a camminare sulle sue gambe, con una squadra di persone a cui tengo molto, che stimo molto, che stanno crescendo. Quest’anno gran parte delle persone che lavorano con me cambiano ruolo e fanno tutti un passo in avanti. C’è un nuovo caporedattore, Mimmo Torrisi, ci sono dei nuovi autori, Stefania Podda, Paolo Posteraro. Tutti i redattori che sono stati bravi ora gestiscono le puntate, è una squadra che cresce. Tutto questo ha un valore per me enorme. Io questa cosa o la posso accoppiare ad una prima serata mantenendo il mio presidio mattutino che per me è importantissimo, oppure per passare ad una fascia nuova ho bisogno di un progetto che mi convinca al 102%, che convinca me e l’editore. Non posso andare all’avventura per il semplice fatto che ho una bella casa e non cambio casa per andare in una casa che mi convince meno della bella casa in cui sto adesso, che è casa mia, in cui mi sento perfettamente a mio agio. I progetti ci sono.

Lo so, soprattutto quello serale. Allora si farà o non si farà L’Aria che tira stasera?

Io so che l’editore la vuole fare. So che l’editore ha anche in testa un’altra idea, ne stiamo discutendo, io credo che da qui a dicembre troveremo la strada per far crescere la squadra de L’Aria che tira e Myrta Merlino dentro un progetto che però mi assomigli, in cui mi sento bene. Quello che io non posso fare è andare a fare cose diverse da un habitat che mi sono costruita pezzetto per pezzetto con molta fatica. Io partivo con 23 minuti di trasmissione ed ora sono in diretta per due ore e mezza. Questa roba per me è il mio patrimonio, e se mi si dice “Prendiamolo e investiamolo tutto in borsa”, io dico no. Io tutto non lo investo, voglio comprarmi una casa, metterne un po’ in obbligazioni, cioè ho bisogno di sapere cosa faccio del mio patrimonio.

Sputa il rospo, forza. Qual è l’altro progetto?

Non lo posso dire perchè è un progetto che mi ha accennato l’editore, lo dirà lui quando ne avrà voglia. E’ una cosa su cui stiamo ragionando, che secondo me ha dei profili di rischio ma anche dei profili molto interessanti. Ti prometto che appena mettiamo a punto il tutto dico a Cairo che ti dobbiamo dare l’esclusiva.

(Rido, mimando il naso di Pinocchio, ndDM) Qui mi caschi sulla tipica frase che dicono tutti quando non vogliono parlare: “Sarai il primo a saperlo!”

Fidati di me.

Hai un agente?

No.

Che ne pensi dei colleghi giornalisti che hanno un agente?

Penso che ognuno fa quello che vuole. Io vengo da una scuola un po’ speciale che è quella di Giovanni Minoli, in cui non esistono le star della televisione ma esistono quelli bravi a far televisione. Io ho fatto il redattore, ho montato i servizi, ho scelto le musiche, ho tagliato i pezzi degli altri, poi sono diventata autrice, con Alan Friedman, ho scritto copioni, schede… Io dico sempre ai ragazzi che lavorano con me: tutto quello che fate voi oggi, io l’ho già fatto. Da un certo punto di vista è un po’ anche un incubo per loro perchè non mi sfugge nulla; però io la televisione l’ho fatta tutta, la so fare, credo, mi piace tutta! Mi piace vedere le luci, rivedere i servizi, quindi per me l’idea di fare la star – a parte che non lo sono e faccio un umile programma mattutino – ma comunque facessi anche la più grande prima serata di questo mondo, per me è il mio mestiere. Non sto facendo una roba del mondo dello spettacolo. Poi certo mi vesto, mi trucco e ci tengo anche ad avere un’immagine però è un mestiere che mi appassiona.

Si, hai pubblicato poco fa su Twitter una foto con Giovanni Ciacci.

Ciacci è il mio guru. Guarda, non sottovalutiamo il ruolo di Ciacci perchè non è solo un costumista, è molto di più.

Per esempio?

E’ un vate. Una semi soubrette, sai?

Mica tanto tanto semi.

Totalmente soubrette, hai ragione (ridiamo, ndDM).

Prima hai parlato di quelli bravi a fare tv. Adesso, oggi, per te, chi sono quelli bravi a fare tv?

Ce ne son parecchi. In questa rete penso che ci sono un sacco di persone brave ed appassionate. Sicuramente lo è Corrado Formigli, lo è Giovanni Floris, Lilli Gruber. Una cosa che mi piace di La7 è che c’è una squadra di persone che ama questo lavoro e che innova continuamente; pensa a quanto volte Corrado ha cambiato il suo programma, pensa a Giovanni quanto si è messo in gioco: aveva lì davanti un’autostrada per fare Ballarò tutta la vita. Mi piace questo genere di approccio, non mi piacciono quelli che si siedono, quelli che trovano il loro piccolo feudo e non si muovono più. Mi piace la gente che ha voglia di fare televisione e quindi anche di sbagliare, di rischiare. A me piacciono i nuovi progetti, quindi senza farti nomi specifici tutti quelli che si mettono in gioco mi piacciono e mi divertono, tutti quelli che assomigliano un po’ troppo a se stessi dopo un po’ di tempo mi piacciono meno.

Ti piace meno La7 nella sua nuova anima, un po’ più indirizzata verso l’intrattenimento e un po’ meno sull’informazione?! Almeno sulla carta, perchè nei fatti non è proprio così…

Bravo, in realtà La7 è super indirizzata sull’informazione, cominciamo alle 7 del mattino e non smettiamo mai, abbiamo tutti bisogno di lavorare sui linguaggi. Lo dico sempre, anche all’editore; la mia paura per La7 è esattamente l’opposto, cioè che diventi una all news. E le all news sono canali satellitari, non fanno gli ascolti da generalista. Noi dobbiamo molto ragionare sul fatto che pur essendo sostanzialmente una all news, facendo informazione tutto il giorno, ognuno deve avere i propri linguaggi. Io su questo lavoro molto. La mia fissazione è: come ci differenziamo dagli altri? Come fare sì che La7 non diventi una grande marmellata in cui tutti fanno tutto? Io voglio fare una cosa che sia la mia cosa, con la mia identità, con la mia sensibilità e con il mio linguaggio. Perchè questo mi crea un rapporto affettivo con il telespettatore che una all news non crea.

Chiudiamo anche questa diretta (Ridiamo, ndDM). Qual è l’ospite che più ti gratifica avere in studio?

Lo dico, tanto lui lo sa che sono pazza di lui: Massimo Cacciari. Mi piace da morire perchè è contemporaneamente iper intelligente, ha sempre un’opinione originale, talvolta, anzi spesso, cambia idea. Dice tutto e il contrario di tutto, ma soprattutto non è mai d’accordo con nessuno, il che mi garantisce che il dibattito parta sempre a palla. Lui parte dicendo: “quante stronzate!”. Quella roba lì per me che faccio una televisione che deve essere un po’ vivace è importante. E non è roba trash, non mi piace chi viene a litigare per mestiere, ma mi piace uno che ha dei contenuti forti e una passione ed una verve che accendono lo studio.

E’ una chiusa perfetta, non c’è bisogno di altro.

Grazie, mi sono molto divertita, spero anche tu.

Tantissimo. A presto.

A lunedì mattina, guardami alle 11.

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1 Commento dei lettori »

1. Luca ha scritto:

14 settembre 2015 alle 15:24

Bravissima, grande professionista…e mi è simpatica a pelle, anzi…a schermo! ^^ il suo programma è davvero piacevole



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