Real Time ha già raccontato le malattie imbarazzanti e l’ossessione per il make up che porta alcune donne a snaturarsi, ma con il nuovo programma in onda il lunedì sera in prime time ha coniugato le due cose. Si intitola L’altro volto della bellezza ed è una produzione inglese che mette a confronto due persone che vivono l’aspetto fisico in modo diverso: da una parte chi deve convivere con un volto “fuori dal normale” per colpa di una malattia, dall’altra bellissime ragazze che non si piacciono e dunque vogliono sofisticare la propria immagine.
L’altro volto della bellezza: dal rischio pietismo agli atteggiamenti penosi
Il rischio, quando si mette in scena la vita di chi è diverso dagli altri e dunque è in qualche modo emarginato, è quello di scivolare nel pietismo. Guardando L’altro volto della bellezza, però, la pena più grande non si prova per coloro che dalla nascita convivono con una malformazione, bensì per quelle ragazze che vivono nel culto dell’apparenza e che cercano di trovare nella bellezza la risposta ad un’atavica insicurezza.
Madri che – col già poco sonno a disposizione – si svegliano due ore prima dei figli perchè hanno bisogno di quel tempo per truccarsi, altrimenti non escono di casa. Due ore ad attaccare ciglia finte, extension, unghie e spalmare creme autoabbronzanti dietro le quali nascondersi. Il programma si concentra molto su di loro, su queste reginette di bellezza o attrici hard che vengono seguite da psicologi e chirurghi pronti ad aiutarle, impegnati a spiegare che quello che va cambiato è dentro, non fuori di loro. E, benchè non ci riescano quasi mai, fin qui tutto bene. Ma gli altri, i “diversi”?
L’altro volto della bellezza: storie difficili, emozioni difficili da credere
Loro mostrano una dignità enorme, e una grande pazienza. Pazienza nell’essere disposti ad usare il proprio dolore per curare quello degli altri. Pazienza nel vedere queste ragazze decise ad affrontare complicati e rischiosi interventi assolutamente non necessari, quando loro, invece, hanno deciso di non rischiare più tenendosi i volti asimmetrici e segnati che la vita gli ha dato. E facendo i conti con le conseguenti discriminazioni quotidiane. Un controsenso che suona come uno schiaffo sul volto del telespettatore e che dunque permette allo show di raggiungere il suo scopo, ma che lascia l’amaro in bocca.
Perchè oltre la forza di questi protagonisti, dietro alla loro voglia di aiutare le miss insoddisfatte, echeggia il non sopito bisogno di farsi accettare, di non essere più additati o osservati con macabra curiosità. Non si riesce infatti a credere all’uomo con un volto grande quasi il doppio del normale, quando dice di piacersi. Non è facile credere che la bellezza per lui non conti, si finisce per pensare solo che non abbia altra scelta e dunque in qualche modo perde credibilità. Ma ha molto da insegnare e, dimostrando che è sempre possibile accettarsi per quello che si è, lascia un messaggio positivo.
Un programma interessante ma spinoso, dunque, e forse lo immaginavano quelli di Discovery, che hanno provato ad edulcorarlo scegliendo un titolo politicamente corretto a fronte di quello originale, più duro ma calzante: Beauty and the Beast – The Ugly Face of Prejudice, ovvero La Bella e la Bestia – La brutta faccia del pregiudizio.