Volano lettere disciplinari e sanzioni, a Viale Mazzini. Nei giorni caldi in cui il servizio pubblico si prepara alla riforma annunciata dal Governo, chi critica l’azienda rischia grosso: ne sanno qualcosa alcuni giornalisti Rai, che sono stati ammoniti formalmente per aver espresso sui social network qualche parola ritenuta di troppo. Opinioni, nulla di più, che tuttavia hanno fatto scattare punizioni dall’alto.
Rai, Metalli critica il Tg1 e Gubitosi: sanzionato
Il caso più eclatante (ma non l’unico) riguarda Leonardo Metalli, giornalista del TG1 che si occupa di musica e spettacolo, il quale nel giro di due settimane si è visto recapitare due lettere disciplinari, assieme ad una sospensione dal lavoro e dallo stipendio per due giorni. Il motivo? Su Facebook, il giornalista aveva espresso un’opinione sulla linea della sua testata. “Tutto fantastico per il Tg1 quello che fa il Governo. La realtà è molto diversa, pensionati senza cena e pochi regali di Natale per pagare le tasse sulla casa” aveva scritto Metalli sul suo profilo, rimproverando al Tg1 un atteggiamento filogovernativo. Per quelle parole l’azienda lo ha accusato di aver tradito “gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede derivanti dal rapporto di lavoro“.
Sempre sul social network, ma stavolta in un gruppo chiuso utilizzato come bacheca sindacale e visibile ai soli iscritti, Metalli aveva commentato il fatto che – come emerso dal materiale giudiziario – il bar interno dei dipendenti fosse affidato alla cooperativa di Salvatore Buzzi, principale imputato dell’inchiesta su Mafia Capitale. “Le Olimpiadi della mafia a Roma. Già in corso. Il direttore generale voleva controllare gli orari dei giornalisti Rai e non si accorgeva che i Bar erano dei mafiosi” aveva scritto il giornalista. Sebbene quella critiche fossero ‘private’, l’occhio di Viale Mazzini le ha scovate. E la reazione non si è fatta attendere.
Gli avvocati dell’azienda hanno contestato a Metalli di aver accostato Gubitosi alla mafia: accuse che il giornalista rigetta. Come la Rai abbia visualizzato i contenuti di quel gruppo chiuso non è stato reso noto, ma quel che è certo è che ora la posizione del cronista si fa delicata: egli ha infatti ricevuto due sanzioni disciplinari e – da regolamento interno – alla terza si rischia il licenziamento. In sua difesa, intanto, è intervenuto anche il CdR del Tg1, sottolineando come “debba essere sempre possibile, fermo restando il dovere di fedeltà e correttezza per ogni dipendente nei confronti della propria azienda, esprimere la propria opinione, anche quando si traduce in una critica“.
Ma quello di Metalli non è l’unico caso. Nei giorni scorsi, infatti, anche un suo collega – che risulta tra gli animatori del gruppo Facebok “IndigneRai” – avrebbe ricevuto una lettera di contestazione disciplinare per parole critiche espresse sul sindacato e pubblicate sul social network a commento di un post. Alla luce di questi interventi mirati, qualcuno inizia a sospettare che a Viale Mazzini esista una sorta di ‘task force’ che controlla il comportamento dei dipendenti Rai sui social network. Sarà davvero così?
Di certo sembrano lontani i tempi in cui alcuni giornalisti di Saxa Rubra potevano esprime critiche alla testata e all’azienda direttamente dalle colonne di giornali nazionali, in tv o in piazza. Senza incorrere in alcuna sanzione e anzi, contando su un’ampia risonanza offerta alle loro rimostranze.
1. leonardo metalli Tg1 ha scritto:
12 novembre 2015 alle 09:54