16
febbraio

SAVERIO RAIMONDO A DM: VOGLIO RIFARE IL DOPOFESTIVAL SUL WEB, NON IN TV. ORA TORNO A COMEDY CENTRAL

Saverio Raimondo

Saverio Raimondo

Da Sanremo a Comedy Central. Archiviato con successo il #Dopofestival, Saverio Raimondo si prepara a tornare nel gruppo dei comedian di Stand Up Comedy, in onda ogni lunedì alle 23 sul canale 124 di Sky. Toccherà proprio al collega sanremese di Sabrina Nobile condurre la terza puntata dello show. Di Sanremo e dell’ascesa della stand up comedy in Italia, Saverio Raimondo parla nella nostra intervista.

Com’è andata l’esperienza sanremese?

Sono molto ma molto contento del risultato che abbiamo ottenuto “involontariamente”. Credevamo di fare una cosa divertente ma non ci aspettavamo un successo così, sia a livello di numeri sia a livello di gradimento.

L’anno prossimo si bissa in tv?

Io credo proprio di no. Ringrazio tutti coloro che in rete hanno chiesto il passaggio in televisione, ma io rivendico il #Dopofestival sul web perchè è stato proprio l’essere sul web che ha reso possibile al #Dopofestival di essere così, forte, libero, disinvolto. Questa forza sulla tv generalista non è possibile, io non vivo la tv come una promozione e sono dell’idea che le cose che funzionano sul web, funzionano sul web ed è lì che bisogna investire. Avrei voglia e piacere di rifare il #Dopofestival ma sul web dove è nato e cresciuto e dove ci sono le condizioni per farlo.

Però è un peccato non averlo in tv…

Peccato è quando la diretta streaming non funzionava, o che in Italia non sia arrivata una banda larga degna del nome. E’ una questione a monte, nella tv generalista anche a tarda ora vigono le stesse regole del pomeriggio tant’è che andava in onda Marzullo. Io ne prendo atto.


Ma se si facesse in tv, che faresti? Rifiuteresti?

Dico di sì ma solo con le stesse condizioni editoriali. Ha funzionato e deve continuare a farlo. Sarei stupito e sono pronto ad esserlo se mi venissero date le stesse condizioni, ma non me l’aspetto.

Un problema del #Dopofestival degli anni passati erano i cantanti, poco disposti a mettersi in gioco. Avete avuto difficoltà?

No, anzi siamo stati fortunatissimi per tanti fattori. Il primo è che non c’era la gogna mediatica e la ricerca della polemica, invitavamo i cantanti a giocare con noi, a prendere parte a questo mood disinvolto permettendo a loro di intercettare un pubblico che non era la platea sanremese di Rai1 ma quella, peraltro molto interessante, del web.

Qualcuno ha declinato l’invito?

Nessuno ci ha detto “no” ed è strano perchè il #Dopofestival è noto per le defezioni. C’è stata solo una defezione di Moreno all’ultima puntata ma era l’ultima e ci poteva stare. Ne approfitto per dire che chi ha nostalgia di quella forza comico-satirica può spostarsi su Comedy Central e guardare Stand Up Comedy.

Dici: “la comicità è scivolare su una buccia di banana, la satira è scivolare su un preservativo usato. Fanno ridere entrambe, ma nel secondo caso fa più male e fa più schifo”. La satira fa schifo?

Può fare anche schifo, nel senso che la satira in quanto tale tratta argomenti controversi che possono fare anche schifo. Il fatto che faccia schifo non preclude che faccia anche ridere.

Potrebbe mettere anche tristezza o paura allora.

Infatti non è obbligatorio che la satira ti piaccia. A chi piace però piace tanto, ed è un suo diritto poterne godere. Stand Up Comedy ne fa godere appieno perchè è un programma libero e disinibito.

Il pubblico italiano verso quale tipologia di satira è più ricettivo?

Negli ultimi anni si è fatta satira quasi esclusivamente sull’”attualità” e, soprattutto a causa di internet, c’è una sorta di battutismo compulsivo. Si prende un titolo di giornale e subito lo si trasforma in una battuta, indipendentemente da quello che dice il titolo, e da qualunque cosa.

La satira in 140 caratteri di Twitter non ti piace?

Ci mancherebbe, io stesso ogni tanto faccio dei tweet. Diffido di chi fa un tweet ogni cinque minuti, quella non è più satira ma un tic autistico come Rain Man – L’uomo della pioggia.

Twitter non rischia di banalizzare il tutto?

Alle volte la sintesi riesce a non banalizzare, ma dubito che uno riesca a fare delle sintesi eccezionali ogni cinque minuti.

La comicità stand up è di tradizione anglossasone. Va adattata all’Italia o riproposta allo stesso modo?

La sfida è farla senza italianizzarla, un pezzo dovrebbe far ridere tanto in Italia quanto al Polo Nord.

Ti sei mai autocensurato?

No, ma sono una persona dotata di buon senso, non ho piacere ad infastidire il pubblico.

Cos’è che infastidisce?

Dipende dal pubblico. La verità è che comunque cerco di avere il pubblico che mi piace. Sono sempre coerente, molto raramente chi viene a vedermi non sa chi sono.

Che definizione ti daresti tramite il tuo “ambito di riferimento satirico”?

Sono erotomane, credo che ogni tanto si percepisca ma non parlo solo di quello. Cerco a fine serata di andare a letto con qualcuno ma non vuol dire che parlo solo di quello. Devo dire che sono piuttosto curioso, mi piace esplorare ed essere divertente su vari temi.

Tra cinque anni dove sarai tu e dove sarà la stand up comedy?

Voglio essere ottimista anche se non lo sono: sarà cresciuta, avrà affondato le sue radici su Comedy Central e non solo. Lo zoccolo duro si sarà allargato. Ultimamente si abusa della parola, molti monologhisti classici dicono di essere stand up comedian ma la stand up comedy è come lo swing che riconosci all’orecchio e non basta essere in piedi per essere uno stand up comedian. Bill Cosby, oltre ad essere un eccellente stupratore, era anche un eccezionale stand up comedian da seduto. La stand up comedy non deve avere paura di essere un po’ di nicchia, risultando, però, il più popolare possibile nel proprio ambito. Dove sarò io? Ci vediamo tra cinque anni mica ti puoi liberare così facilmente di me!



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2 Commenti dei lettori »

1. kalinda ha scritto:

16 febbraio 2015 alle 23:12

Scommetto che appena gli faranno un contrattino con qualche zero ce lo ritroveremo su qualche generalista. Al Dopofestival è stato bravo.



2. Vince! ha scritto:

18 febbraio 2015 alle 16:36

E’ bravissimo, lo avevo già visto in altri programmi. Un plauso a chi l’ha portato al #dopofestival. Un programma fatto in questa maniera, con tanta libertà, ha senso solo sul web.



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