Un giorno alla Tremont Towing di Miami è un po’ come la versione “hardcore” di un giorno alle Poste: nervi tesi, gente che sbuffa e impiegati esasperati. Si sa che in America sono avanti, quindi non ci stupiremmo se quello che succede alla Tremont Towing di Miami, da un momento all’altro accadesse anche in una filiale di Poste Italiane nel giorno di riscossione delle pensioni. Immaginate “Jersey Shore” che incontra il minimondo di “Avanti un altro”, caricate il risultato all’ennemesima potenza, e il prodotto non può che essere Rimozione Forzata, nuova serie in onda su DMax dal lunedì al venerdì alle 20:20.
Rimozione Forzata: l’iperbole del reclamo nel racconto di un’azienda a gestione familiare
La serie documenta una giornata tipo all’interno di una Società di rimozione autoveicoli di South Beach a gestione familiare, con energumeni come impiegati, e squinternati a piede libero come clienti. Per clienti si intendono i proprietari delle automobili “rimosse”, che attraverso opposizioni non proprio serenissime, rivendicano la proprietà del veicolo trasformando la sede della società in un ring della Wwe. La graziosa donzella allo sportello reclami, è un “femminone” tatuato dai capelli color giallo canarino, che con aria di sufficienza e modi non proprio da educanda, rimbalza il cialtrone di turno a suon di “#@###xx!!!”, “xxx#?##@#@#!” impreziosisti con qualche “@#@#@xxxx!!”. La candida biondina, in risposta a tale Big P – ”mini” rapper che pretendeva di ritirare la sua automobile marchiata Gucci senza sganciare nemmeno un dollaro – inanella, sulle note di un incalzante rap, tutta una serie di insulti che offrirebbero nuovi spunti ai comizi di Beppe Grillo. D’altronde è cosa risaputa che le donne hanno una naturale predisposizione al contatto con il pubblico, così il lavoro “sporco” lo fanno gli uomini, che con indosso accecanti t-shirt fluorescenti – quasi a voler enfatizzare quella che è già una ingombrante presenza – viaggiano a bordo di un furgone a rimorchio in cerca di veicoli parcheggiati selvaggiamente nelle affollate strade di Miami.
Ovviamente gli espropri offrono ciò che c’è di più estremo e ridicolo in una situazione di contenzioso: randellate, pugni, inseguimenti al cardiopalma, vetri sfondati, incendi divampati d’emblée, extensions fluttuanti. Ancora più grottesco è ciò che viene recuperato all’interno delle vetture sequestrate, che tra volpini da 3000 dollari e brutti ceffi nascosti nel bagagliaio per fumare erba in santa pace, arricchiscono di ulteriori fronzoli un prodotto già di per sé carico di eccessi.
La serie è perfettamente in linea con la programmazione di DMax, che con “Il banco dei pugni” ci ha recentemente abituato alla violenza e al turpiloquio nella rappresentazione di una situazione di reclamo. Perché, in fondo, di rappresentazione si tratta: nonostante lo show venga classificato nel genere docureality, si tratterebbe di una nuova frontiera dello script-reality, molto più “script” che “reality”. Negli Usa – dove la serie è programmata col titolo originale South Beach Tow da ben 4 stagioni sul canale via cavo TruTV – il blog Radar ha pubblicato un video raffigurante attori educatamente addestrati in attesa di iniziare a girare una scena violenta.
Ma in fin dei conti poco importa se le “barbarie” a cui assistiamo siano reali o meno; l’intento è esclusivamente quello di intrattenere, traducendo in chiave ironica le reazioni che tutti noi, nella nostra mente perversa, fantastichiamo di avere ogni qual volta siamo costretti a relazionarci con clienti maleducati o combattiamo con disservizi di varia natura. Ciò che invece sorprende, è che dietro le quinte di questa “baracconata” ci sarebbe lo zampino di Jennifer Lopez con la sua società di produzione Nuyorican Productions.
Del resto lo cantava lei stessa che era rimasta la “Jenny from the Block” di un tempo; ma a giudicare dai lustrini e paillettes, prima di vedere Rimozione Forzata, nessuno sembrava crederci.
1. Gianni ha scritto:
7 gennaio 2015 alle 18:09