L’inchiesta era destinata a far discutere, e così è stato. Ieri sera, 21 dicembre, Report è tornato ad occuparsi dei marchi del lusso Made in Italy e ha fatto le pulci a Gucci. Dopo una puntata altrettanto rumorosa dedicata alla filiera di Moncler, il programma di Milena Gabanelli si è interessato al celebre marchio italiano di proprietà del gruppo francese Kering. Con l’ausilio di telecamere nascoste, e grazie alla denuncia di un artigiano, Report ha documentato alcune anomalie nella fase di assemblaggio delle borse.
Stando a quanto mostrato su Rai3, una parte dei prodotti di lusso verrebbe realizzata in Italia da operai cinesi pagati a cottimo. Da un lato, le immagini eloquenti carpite da Report, dall’altro i ‘report’ effettuati dagli ispettori del noto marchio, i quali – ha denunciato la Gabanelli – chiuderebbero un occhio su questo aspetto.
Gucci contro Report
All’indomani della messa in onda dell’inchiesta è arrivata, come prevedibile, la replica del marchio fiorentino:
“Gucci si dissocia nel modo più assoluto dai contenuti e dalla forma del servizio mandato in onda domenica 21 dicembre da Report. Telecamere nascoste o utilizzate in maniera inappropriata, solo in aziende selezionate ad arte da Report (3 laboratori su 576) non sono testimonianza della realtà Gucci. Accordarsi a insaputa di Gucci con laboratori che utilizzano manodopera cinese a basso costo e non in regola è una truffa dalla quale Gucci si dissocia e che perseguirà in tutte le sedi…” si legge in un estratto della nota divulgata dall’azienda.
Report: Milena Gabanelli replica a Gucci
Pronta la contro-replica di Milena Gabanelli:
“Più che dissociarsi Gucci dovrebbe ringraziarci, per aver documentato e denunciato quello che avrebbero dovuto fare i loro ispettori. È gravissima e lesiva della libertà di espressione e di denuncia la dichiarazione di Gucci – ‘accordarsi a insaputa di Gucci con laboratori che utilizzano manodopera cinese a basso costo e non in regola sabotando i sistemi di controllo in essere’ – è uno stravolgimento della realtà visto che Report non ha affatto “sabotato” ma “osservato” il metodo delle ispezioni “farsa”. Noi abbiamo fatto solo il nostro mestiere. La truffa semmai è ai danni degli artigiani, del Made in Italy, della legalità e dei clienti…”.
Una querelle destinata a proseguire, anche stavolta, per vie legali.