A guardarlo sembra tutto composto e compito. Modi garbati, sguardo dolce, voce suadente, causa anche quel suo accento francese che lo rende molto charmante. Ma anche un principe ha i suoi scheletri nell’armadio.
Il suo armadio Emanuele Filiberto lo ha aperto ieri pomeriggio a Domenica Cinque, in quello “spazio da fossa dei leoni” che la Bislacca ha inaugurato con un certo successo in coda al suo contenitore festivo. A differenza, però, della débacle di Fabrizio Corona (qui tutti i dettagli), il principe di casa Savoia non ha perso la sua corona. Ha saputo rispondere a tono, seppur i toni siano stati ovviamente più dimessi, e ha preferito confessarsi in maniera spontanea ed in prima persona, senza attendere colpi bassi: in sostanza, giocando al contrattacco piuttosto che in difesa. Ma sempre col garbo che lo contraddistingue.
In realtà, la ragione della bislacca intervista non è stata propriamente quella di darsi in pasto all’affamato pubblico di Canale 5, quanto quella di farsi una “marchetta”, dato una sua biografia fresca di uscita alle stampe. In verità, però, seppur il libro sia stato citato a più riprese, le dichiarazioni sono risultate, comunque, spontanee e veriterie. E sorprendenti visto che, come un qualsiasi Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Emanuele Filiberto ci ha fornito particolari davvero inediti della sua vita.
Prima, fa un mea culpa sulla sua breve e sfortunata parentesi politica; poi, si racconta nelle vesti di padre e marito, tutto diviso tra famiglia ed il suo voler essere ”uomo di spettacolo”, come ora ama definirsi. Ma, soprattutto, ci racconta la sua gioventù, bruciata come un qualunque ragazzotto di periferia, come anche i ragazzotti di sangue blu possono avere.
Scopriamo, infatti, che l’adolescenza è stata molto più turbolenata e meno oxfordiana di quanto avevamo potuto fin ora immaginare: “Ho conosciuto la droga, ho conosciuto chi si drogava, ho conosciuto i miei migliori amici che sono morti di questa vera merda” racconta l’erede maschio di casa Savoia. “Mentre lo stai facendo - ha rivelato sempre alla D’Urso - non ti rendi conto di dove ti può portare questa cosa. Io non sono mai stato dentro; ho frequentato persone che prendevano droga. L’ho provata, ma quello che mi ha salvato è il grande rispetto che ho per la mia famiglia, che mi ha impedito di cadere da questo grande marciapiede da cui ti puoi fare davvero molto male“.
Dobbiamo ammetterlo: la simpatia sarà pure un’altra cosa, ma Emanuele Filiberto ha la capacità di stupire e apparire reale. Più di ogni reality al quale avrebbe dovuto e potrebbe ancora partecipare. Più dei suoi regali natali. Più di qualche altro suo collega: più verace, ma meno vero di un principe. Emanuele, chapeau.
1. giulia ha scritto:
12 ottobre 2009 alle 16:08