Vergogna! 8,5 milioni per Don Matteo, 825 mila per Downton Abbey. Il ritratto auditel che emerge dall’Italia televisiva è impietoso.
Tuttavia prima di lasciarsi andare a facili populismi, è opportuno andare a fondo e provare a capire perchè certi prodotti funzionano e altri no. Del resto non sempre l’alta qualità è respinta con veemenza dal pubblico italiano e non tutte le modeste fiction tricolori sono ben accette. Tralasciando il fenomeno Don Matteo, ci interroghiamo sul perchè Downton Abbey non abbia catturato il Belpaese.
Downton Abbey: esiste una rete giusta in Italia per valorizzarlo?
Le ragioni sono molteplici. Molti attribuiscono l’insuccesso alla mancata coerenza tra il prodotto e la rete che lo manda in onda (Rete 4) ma la realtà è che non esiste in Italia una casa mediatica adatta ad ospitare Downton Abbey, con riferimento tanto alle reti tematiche (qual è una rete femminile dal palato fine?) quanto alle generaliste. Fantasticando, forse il posto migliore per Downton Abbey sarebbe stato Rai1. Il pubblico maturo dell’ammiraglia della tv pubblica, che è molto fedele, poteva, pur banalizzandone i significati, dare una chance al prodotto, lasciandosi affascinare dalle ambientazioni d’epoca (magari lo avrebbero chiamato “La tenuta”). Difficile un successo di ascolti, ma almeno la prima rete avrebbe aperto un canale verso un altro tipo di produzioni.
Tornando a Rete 4, bisogna ammettere che la rete diretta da Giuseppe Feyles dimostra di tenere al period drama salvo poi perdersi in un bicchiere d’acqua quando lo fa iniziare con sensibile ritardo rispetto alle altre proposte delle reti concorrenti (magari qualcuno avrà pensato che il prime time sarebbe stato occupato da Tempesta d’amore o peggio ancora che Tempesta d’amore fosse Downton Abbey) e carica di pubblicità la seconda ora di trasmissione.
Downton Abbey: l’Inghilterra non è l’Italia
Ma, si sa, il problema di collocazione può diventare accessorio in presenza di brand forti (peraltro la serie con Michelle Dockery è stata più volte replicata su Canale 5 ed è passata anche su Diva Universal).
Il vero motivo per cui non avrebbe mai ripetuto il successo ottenuto in madrepatria, tuttavia, è da rintracciare nel fatto che Downton Abbey è una serie inglese a 360 gradi. Descrive situazioni, luoghi, personaggi e tradizioni cari e familiari al pubblico della Regina e lo fa con scelte di regia, dialoghi e situazioni riscontrabili in molte fiction inglesi alle quali il pubblico d’Oltremanica è abituato. E tra Italia e Inghilterra esiste una differenza sociale, culturale e religiosa enorme: abbiamo due tipi di televisione diversissimi – a differenza di quello che accade con i cugini spagnoli – e non sorprende che spesso i format inglesi qui in Italia non funzionino o funzionino molto ma molto meno bene (X Factor su tutti). Poi, diciamocelo, Downton Abbey in alcuni punti può risultare pure noiosa, troppo di “testa” (come sottolineva Feyles alla Repubblica) e a noi piace la pancia (e purtroppo siamo abituati a prodotti molto ma molto elementari). Il racconto lento e “prosaico” di Downton Abbey si pone in contrasto pure con la maggior parte delle serie americane che puntano tutto su dialoghi serrati e vicende al cardiopalma.
Ciononostante anche la serialità a stelle e strisce in Italia fa fatica ad “allargarsi”: sopravvivono praticamente solo i crime che permettono una visione infedele e tutto sommato sono prevedibili. Il costume da noi è melodramma, è colpi di scena ripetuti e paradossali, è azione, è buoni e cattivi, è Elisa di Rivombrosa, è Orgoglio, è Il Segreto…
La replica de Il Segreto ha surclassato il finale di Downton Abbey 3
E, a proposito, colpisce che, giovedì, la replica de Il Segreto – malgrado la messa in onda in preserale – abbia raccolto 500.000 spettatori in più di Downton Abbey; balza all’occhio perchè in Spagna la rete madre de El Secreto de Puente Viejo propone le vicende dei Crawley in prima serata (con ascolti normali) mentre alla saga di Pepa e Tristan è destinato il daytime. Colpa di una maggiore abitudine del pubblico spagnolo ai prodotti d’importazione e una vera e propria passione per tutto ciò che è in costume (tante, troppe sono le serie made in Spain ambientate nel passato).
Meritava di più Downton Abbey? Sì. Poteva ottenere maggiori ascolti? Sì. Dobbiamo “vergognarci” per il flop? Ni.
Nota a margine: ma perchè per i media gli 800 mila spettatori di X Factor sono sufficienti per far gridare al fenomeno mentre per Downton Abbey sono un clamoroso flop?
1. Marco89 ha scritto:
11 gennaio 2014 alle 16:09