“Quando i blog di fan di anime giapponesi hanno scoperto che la Rai avrebbe trasmesso due serie televisive in versione fedele all’originale, i commenti rivelavano incredulità. Soprattutto perchè la Rai è considerata una rete ‘vecchia’”.
Fu Carlo Freccero, direttore del quarto canale Rai, a pronunciare queste ‘storiche’ parole al festival di Locarno qualche settimana fa.
“Rai 4 ha la missione di parlare non tanto a un pubblico ‘giovane’ quanto a un pubblico ‘aggiornato’, composto da adulti di ogni età che in qualche modo conoscano e apprezzino questa tipologia di prodotti … Certo, si tratta un pubblico aggiornato, che viaggia su internet, gira filmati con i cellulari, e interagisce con YouTube. Un pubblico, insomma, che riconosce il consumo dei media come primario”.
Parole che, evidentemente, fecero a tal punto scuotere i buonisti censori del piccolo schermo, da zittire la gioia delle ultime generazioni. E, soprattutto, parole così pesanti da rendere la reazione di quotidiani e associazioni perbeniste altrettanto intensa e spietata.
Certo, in Italia ogni tentativo di miglioria viene stroncato sul nascere, soprattutto quando si tratta di avvicinare la tv pubblica a quanto di più reale ed esistente possa esserci nel mondo degli adolescenti. Un tentativo, quello di Freccero, tanto lodevole e tanto difficile, se si pensa che tutti sono pronti a gridare allo scandalo, ancor prima di vedere un programma-novità in onda. La prima testata a denunciare il ‘direttore eretico’ è Libero, titolando in maniera inquietante «Rai 4 ti conquista col porno», in cui si passano in disamina i brillanti risultati della nuova rete Rai. “Ma come vengono fatti i risultati più inaspettati? Con i film che ormai più nessuna rete trasmette. Quelli vietati, non solo ai 14enni, ma anche ai minori di 18 anni”. E la conclusione sembra non preannunciare nulla di buono, “avvertendo” i lettori dell’arrivo di due inedite serie giapponesi (Code Geass e Gurren Lagann, in partenza questo giovedì in seconda serata), sfornite della cara e vecchia censura.
Ma il colpo più duro arriva da La Repubblica, dove sabato scorso viene pubblicato un articolo dal titolo “La televisione senza Qualità”, in cui Giovanni Valentini attacca aspramente la popolare serie americana Angel, spin-off di ‘Buffy, l’ammazzavampiri’:
Al povero telespettatore che paga il canone, può capitare intanto di sintonizzarsi intorno alle 19.30 su Rai 4, la “nuova” rete del servizio pubblico sul digitale terrestre e di imbattersi in un orripilante telefilm americano, intitolato Angel, a base di sesso e violenza, interpretato da personaggi che al momento di entrare in azione cambiano sembianze e si trasformano in vampiri.
Certo, un’osservazione che dimentica come il telefilm ispiratore, Buffy, ancor più “orripilante”di Angel, sia andato in onda su Italia 1 tutte le mattine della scorsa estate e continui a essere riproposto su Sky.
E il clamore viene da subito cavalcato dall’Aiart, associazione di telespettatori, la quale si chiede: “Possibile che un programma in cui convivono horror e sangue debba essere trasmesso in un orario pomeridiano?”. Uno spostamento che viene invocato addirittura dal vicepresidente di commissione di vigilanza Rai, che tiene a precisare che di censura non si tratta.
Certo, e di che si tratta se non di censura? “Credo che, oggi, a dover essere censurati, siano i reality e tutti i programmi che lasciano immaginare facili successi nel mondo dello spettacolo” - erano state le parole di Freccero a Locarno. Parole che non peccano certo di presunzione, visto che la tv italiana dovrebbe preoccuparsi di ben altre trasmissioni da censurare e correggere, piuttosto che di telefilm e serie animate celebri in tutto il mondo.
E la replica di Freccero non si fa attendere. Qualche giorno fa compare sul blog ufficiale di Rai4 un comunicato:
E’ una censura che chiede di espellere dal servizio pubblico i nuovi telefilm e per estensione anime e fiction non tradizionali. Vuole “normalizzare” la rete imponendole lo stile e la programmazione delle reti generaliste. Possibile che ogni volta che c’è un tentativo di rinnovamento, i benpensanti decidano (fortunatamente sino ad oggi senza successo) di stroncarlo sul nascere?… Oggi la fiction è serie e anime, non biografie di santi e di eroi del passato. Lasciamo questi prodotti a chi non condivide l’immaginario contemporaneo globale. Il servizio pubblico deve comunicare e diffondere ciò che è vivo. Non può continuare ad impersonare solo l’archeologia della comunicazione”.
Un invito che si riferisce addirittura alla stessa missione della tv pubblica, che non deve farsi portavoce esclusivamente della cultura di ieri, ma dovrebbe riscoprire soprattutto la cultura dei tempi contemporanei.
Per difendere la propria rete da tutti gli attacchi dei più barbari censori, Freccero conclude proponendo un’iniziativa di protesta: “Se vuoi continuare a vedere le tue serie di culto, l’animazione giapponese e a partecipare coi tuoi suggerimenti all’identità di Rai 4, sottoscrivi questa lettera e inoltrala al sito di “La Repubblica” o scrivi a “La Repubblica” facendo riferimento a questo appello, aggiungendo le tue osservazioni e i tuoi suggerimenti”.
Noi crediamo sia “sposabile”. Voi?
1. Daniele Pasquini ha scritto:
23 settembre 2009 alle 18:03