L’hanno confermato su Rai3, ed è andato in Rete: uno a zoro per lui. Diego Bianchi, in arte Zoro, è riuscito a portare in tv un interessante esperimento multimediale. Il suo programma, Gazebo, è caratterizzato dalla continua interazione tra il linguaggio televisivo e i social network, con l’obiettivo di creare un racconto d’attualità parallelo e complementare a quello dei tradizionali spazi d’approfondimento. Ed è questo l’aspetto dello show che più apprezziamo per la sua originalità rispetto ad altri tentativi di “social tv”.
Gazebo: Zoro e il retroscena politico
Il pezzo forte di Gazebo sono i filmati realizzati dallo stesso conduttore. Dalle manifestazioni di piazza alle conferenze stampa istituzionali, il videomaker riprende tutto secondo una prospettiva Zoro-centrica, cioè inquadrando contemporaneamente se stesso e ciò che gli accade attorno. Qui sta l’originalità: Diego, infatti, cattura ciò che gli altri cineoperatori trascurano, cioè il retroscena, l’attimo fuggente. Ne scaturisce un racconto spesso più interessante dei pastoni politici o delle discussioni da talk show.
In studio, ad aiutare il conduttore nel racconto d’attualità, c’è un puntuale Marco Damilano. Altri personaggi, come il vigenttista Makkox e il tassinaro Mirko-Missouri4 ed i musicisti Roberto Angelini e Giovanni Di Cosimo, contribuiscono poi a creare un clima – spesso autoreferenziale – da salottino del disimpegno, dove sembra d’obbligo vestirsi in modo casual (lo stesso Zoro indossa una t-shirt d’ordinanza) ed alternare la lingua italiana all’idioma romanesco. Aridaje co ’sto vizio. In tale contesto, Twitter assume un valore sociologico assoluto, secondo una concezione che può rivelarsi rischiosa.
Gazebo: Zoro e Twitter
Da una parte, infatti, Gazebo interagisce in modo intelligente con la rete, accompagnando i filmati con il lancio di hashtag che animino il dibattito su Twitter. Dall’altra, però, c’è il rischio che il popolare social network venga sopravvalutato nella sua effettiva valenza. Nella puntata di ieri (quella corta del martedì), il conduttore ha commentato 10 tweet, soffermandosi ad esempio su un “Buongiornissssimo” cinguettato da Lara Comi del Pdl e su un intervento di Paolo Cirino Pomicino. Tutto molto simpatico… ma a che scopo?
E’ sembrato quasi che mancassero argomenti per riempire la puntata, e in questo senso ci domandiamo se la scelta di triplicare gli appuntamenti con Gazebo sia stata azzeccata. Cinguettare è bello (e a volte superfluo), ma non si vive di soli Tweet: e allora, lunga vita alla telecamerina di Zoro.
1. Tommi ha scritto:
23 ottobre 2013 alle 11:48