Tu chiamale, se vuoi, ‘ossessioni’. Ieri sera Michele Santoro è tornato in onda con Servizio Pubblico e, al debutto di una nuova stagione, ha dedicato un’intera puntata al suo miglior nemico, Silvio Berlusconi. Su La7, il giornalista ha ricostruito le vicende del processo Mediaset e lo ha fatto in compagnia dell’ex senatore Sergio De Gregorio, comparso nell’aula televisiva in qualità di persona informata sui fatti. Tra mezze rivelazioni e accesi scambi di battute, il programma si è dipanato secondo un format ormai collaudato. Ma con qualche novità.
A Servizio Pubblico, De Gregorio ha attribuito a Berlusconi la macchinazione della “strategia di sabotaggio” che nel 2008 avrebbe portato alla caduta del governo Prodi. Poi, l’ex senatore ha sostenuto di aver agito per conto del Cav con pressioni sulle autorità Hong Kong, in modo da fermare le inchieste della magistratura italiana sui fondi neri. Musica per le orecchie di Santoro, che ha provato ad approfondire le vicende affidando il contraddittorio alle sole argomentazioni di Maurizio Belpietro. Per completare la cronaca, il conduttore ha anche lanciato un nuovo esperimento del suo programma: il docudrama, ossia una ricostruzione recitata in diretta.
Servizio Pubblico – Santoro e il docudrama
Così, attenendosi alle carte ufficiali, alcuni attori hanno inscenato le conversazioni tra i protagonisti del caso Mediatrade e anche Santoro ha preso parte alla simulazione. Il conduttore, in particolare, ha indossato i panni del cronista requirente ed ha interrogato i personaggi sulla scena. Il risultato è stato inedito ma non particolarmente efficace: il docudrama, infatti, più che la nuova frontiera del talk show ci è parso un tentativo di contaminazione un po’ improvvisato, una sorta di metateatro catodico. Apprezzabile, in ogni caso, lo sforzo della sperimentazione santoriana.
Per l’intera puntata si è parlato del Cavaliere, dei soldi dati a Lavitola, del ruolo svolto da De Gregorio, mentre non c’è stato alcun approfondimento su argomenti di stringente attualità. E’ mancato anche il consueto dialogo con la piazza, luogo tanto caro alla narrazione santoriana del Paese. Come mai?
Bisognerebbe chiederlo al conduttore, il quale sta mettendo a punto – con merito – la formula per un approfondimento innovativo, che vada oltre al talk show. Ma il procedimento è laborioso, e la giusta alchimia non sembra ancora raggiunta.
1. Alessandro ha scritto:
27 settembre 2013 alle 14:41