“Da questa notte (ieri, ndDM) ERT smetterá di esistere. Al posto suo nascerá, al piú presto possibile, un organismo piú moderno e con meno personale”, ha affermato Kediglu aggiungendo che “ERT é il tipico caso di dispendio inutile di soldi pubblici“.
Sarà creato, dunque, un nuovo ente radio-tv, non più a controllo statale, con meno personale. L’ente pubblico di radiodiffusione (Ellinikí Radiofonía Tileórasi) nacque nel 1938, come media radiofonico e dal 1966 cominciò a trasmettere i primi programmi televisivi. Con la clamorosa decisione di ieri, oltre alle tre reti tradizionali scompariranno anche Prisma+, Cine+ e Sport+ che sono i canali del digitale terrestre della tv pubblica ellenica. Quasi 2800 lavoratori di ERT saranno messi in cassa integrazione come stabilito nei piani del governo. In queste ore, divampa la loro protesta. Il governo, infatti, dovrà licenziare altri 2.000 impiegati dell’amministrazione pubblica per quest’anno e ben 14.000 l’anno prossimo.
Ma se la Grecia piange, nemmeno la Spagna se la sta passando bene: TVE (Radiotelevisión Española), presieduta da Leopoldo González-Echenique, ha infatti un debito di ben 7.500 milioni di euro, ma presto la situazione potrebbe trovare uno sbocco positivo. La nuova manovra finanziaria messa a punto dal governo di Mariano Rajoy ha infatti chiesto a Bruxelles l’approvazione per il ripristino della pubbilicità nella televisione pubblica. Questa mossa sarebbe una vera e propria boccata d’aria fresca.
Nel paese iberico, lo ricordiamo, non esiste il canone. La tv pubbica è finanziata dal governo e dal merchandising e dal product placement sotto forma di “sponsor culturale”. Grecia e Spagna si apprestano ad una rivoluzione del sistema televisivo pubblico: l’onda anomala contagerà anche l’Italia?
1. mugnezz ha scritto:
12 giugno 2013 alle 18:27