“Oggi mi sento barbarica”: alla twittata pomeridiana di Daria Bignardi, Barbara D’Urso si era guardata bene dalla scelta delle armi per il duello serale alle Invasioni Barbariche. Peccato che la Bignardi, stavolta, sia stata meno barbarica di un cane alsaziano o dell’ultimo regno dell’Imperatore Odoacre. Armata di tacco dodici, di un décolleté straripante in ogni dove e pronta a scatenare l’Inferno al segnale “Tanto poi esce il sole”, la D’Urso fa il suo ingresso in studio accolta da un’entusiasta Bignardi che, ancora ammorbidita dalla precedente chiacchierata con la Nannini, dispensa lusinghe e complimenti a iosa.
Perché Barbarella, colei che non avrà indossato la gonna corta, ma che in compenso “c’ha le tette”, strega la Bignardi al punto da smorzare la vis polemica e ferina che in molti hanno ravveduto nel social-post con le ‘dichiarazioni d’intenti’ e che, evidentemente, era semplicemente un riferimento al nome dell’ospite che di lì a poco si sarebbe accomodato in studio. Viene giocata immediatamente la carta della politica, tanto cara alla Bignardi e arginata con molta abilità dalla D’Urso che, malgrado abbia votato sempre “comunista”, non teme il giudizio di Silvio B in quanto “democratico” e accondiscendente. Il fischio del capostazione riecheggia in tutto lo studio e la Bignardi “sale a bordo” del famigerato video-protesta contro Trenitalia, parodiato in tutte le salse, in tutti i luoghi e in tutti i laghi da colleghi e nemici. Ma, ahinoi, un’altra occasione sprecata, un altro dardo avvelenato risparmiato con la sola certezza che la D’Urso non abbia ancora ottenuto la carta incriminata (e che probabilmente, dopo una filippica del genere, vedrà solo attraverso un cristallo Swarovski).
Lì dove Victoria Cabello aveva abilmente affondato il dito nella piega, la Bignardi arranca e la D’urso gongola (ancora) in presenza dell’ennesima provocazione andata a male, ovvero le leggendarie espressioni contrite di Maria Carmela ormai superiori, in notorietà e numero, alle maschere di Pierrot. “Lo sai perché riesco a farle? Perché non sono ricorsa al botulino”. E che dire poi dell’”attacco” della D’Urso che ammonisce Daria con un imbarazzante “il pomeriggio cosa fai invece di guardare la D’Urso in tv?”. Certo, dalla Bignardi non ci saremmo aspettati di sentire che preferisca immergersi in una maratona di Tolstoj e Dostoevskij piuttosto che sintonizzarsi su Canale5, ma neanche un sorrisetto sprezzante della serie “cambiamo argomento, che mi conviene”. Perché il continuo tergiversare di Daria è stato l’unico fil rouge di un’intervista tediosa e deludente.
Dall’unica, “scomoda” domanda sull’assenza della Ricciarelli alla nuova rubrica dimagrante di Domenica Live, si passa immediatamente all’argomento centrale (e più noioso) dell’ospitata della D’Urso in quel di La7: la promozione della sua ultima fatica letteraria “Ecco come faccio”. D’altronde, anche la Bignardi è una scrittrice acclamata e quale modo migliore di apportarsi a una collega di penna se non scomodando beveroni energetici a base di banane, kiwi, bacche tropicali e un’attenta respirazione in grado di iniziare la giornata col sorriso sulle labbra e i muscoli distesi che manco Giulio Andreotti all’uscita dalla Fonte della Giovinezza?
Tante occasioni sprecate, tanti spunti ignorati, per un programma e, soprattutto, una conduttrice che di barbarico ha solo alcuni momenti trash (per maggiori informazioni, citofonare a Giulio Berruti e a Suor Anna Nobili), tanto cari ai Nuovi Mostri e avulsi dal curriculum letterario della Bignardi come la peste a Milano del 1630.
1. marcko ha scritto:
11 aprile 2013 alle 09:05