Che Pif fosse apprezzato dai più per il suo ‘Testimone’ non è cosa nuova, ma che avesse degli spettatori ‘speciali’ è senz’altro una novità. Tra gli smanettoni della tv e i zappingari del piccolo schermo, per il programma di Mtv, troviamo anche Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. A renderlo pubblico è lo stesso cantautore, qualche ora fa che, ‘pensando positivo’, ha tweettato:
«Sto guardando il programma di @pif_iltestimone su @mtvitaly. Mi piace, è una bella TV».
Come dargli torto: un programma dai contenuti e dai linguaggi innovativi, per un pubblico diverso. In onda, Pif racconta realtà meno plastificate di quelle raccontate altrove. Si concentra sul vissuto ‘domestico’ dei protagonisti, ci dialoga, fa domande. E’ interessato davvero a chi ha di fronte, trasmettendolo agli spettatori. Dando pienamente giustizia al ‘pensiero autorale’ del programma, rivalutando la definizione di impopolarità e di educabilità del pensiero collettivo.
Qui non c’è spazio per banalità e autoreferenzialità: si racconta dall’ ‘interno delle cose’, si punta la telecamera sui protagonisti, senza il bisogno di ritratti pre-costituiti. Tutto fuoriesce con la libertà di un meccanismo che, snello e dinamico, scoperchia in ‘corso d’opera’ i fatti, senza preconcetti o pregiudizi narrativi.Non importa solo cosa si racconta, anche se è molto importante, ma anche qual è il modo più ‘sense e non sense’ per usare la descrizione. Un montaggio che, complementare al programma, inchioda (alla sedia) i telespettatori e i ‘testimoni’ (al muro), che rimette in discussione il rapporto tra pratica e teoria televisiva. Capovolgendo il modo di fare racconto in tv: retro-marciando verso i protagonisti in azione che risultano ‘televisivamente migliori’ dei protagonisti pensati. L’azione che viene prima del pensiero, mandata in onda.
1. raffa ha scritto:
2 aprile 2013 alle 12:56