Nella stessa sera in cui Cristo consumò la sua Ultima Cena, i quattro coach di The Voice of Italy prendono parte all’Ultima Blind, il quarto appuntamento delle audizioni al buio che ha regalato alcune massime e costanti per tutto il suo lungo corso: la solita omelia del “faremo grandi cose insieme” e del “non ti ho scelto perché”; la legge del “ti ho scelto prima io” che fa molto “ius primae noctis” e gli outfit sempre uguali sfoggiati dai giudici. Perché è vero che gli indumenti non saranno stati cambiati per poter montare le puntate senza seguire l’ordine di registrazione, ma è altrettanto vero che il telespettatore non si sarebbe offeso nel vedere, fra una performance e l’altra, la Carrà in una tenuta diversa dalla tutina fetish da ladra di gioielli o Piero Pelù non più imprigionato nel solito gilet corvino.
Le performance continuano a mantenersi su un livello abbastanza alto, anche grazie alla partecipazione di nomi quali Danny Losito, nuovo acquisto del Team Pelù, che, portando benissimo i suoi 47 anni, potrebbe sostituire Jane Fonda nelle reclaim dei prodotti anti-invecchiamento e il chitarrista Donato Perrone, capace di far rompere al cantante del Litfiba la sua poltrona per l’emozione, ma, alla fine, reclutato dal Maestro Riccardo Cocciante. Mentre SuperPiero annaspa qua e là perdendo parte della sua verve e la Raffa Nazionale continua a portare avanti il suo estremo buonismo, Noemi (qui il suo team) riesce, finalmente, a svegliarsi risarcendosi dalla ritrosia e dal temporeggiamento delle passate puntate. Agguerrita ed entusiasta, la leonessa non sta ferma un attimo: balla, canta, rischia di rompere il bottone per l’eccesso di forza e monta sulla sua poltrona per accaparrarsi Elhaida Dani: “Vorrei tanto chiamare adesso il mio discografico e dirgli che abbiamo trovato The Voice e che è nella mia squadra!”. Chissà se, dopo la scelta di Cocciante, Noemi sia ancora convinta di non possedere “la voce” di questa edizione.
E che dire poi di Gabriella Martinelli, contesa dalla Carrà (qui il suo team) e da Noemi manco fosse l’ultimo paio di scarpe esclusive disponibili in saldo? “Secondo me, è meglio che vieni in squadra con me [...] Ti annoieresti con la Raffa“ tuona l’ex concorrente di X Factor che, alla fine, riesce nel suo intento battendo il caschetto biondo 1 a 0. Un po’ sottotono, poi, il Maestro Cocciante (qui il suo team). La sua competenza tecnica e la sua longeva esperienza, profondamente venerata dai concorrenti, continua ad esercitare un grande fascino in tutti meno che negli altri giudici, spesso un po’ troppo pungenti nei confronti del cantautore. I continui moniti a renderlo più partecipe al gioco, la sottolineatura di quelle telegrafiche, ma intense parole pronunziate per convincere il cantante a sceglierlo finiscono, alla lunga, con lo stancare, anche perché Cocciante sembra non averne bisogno. Da Donato Perrone a Maria Teresa Amato fino alla straordinaria Elhaida, i migliori sono tutti per lui.
Le Blind Auditions sono riuscite a regalarci una panoramica ricca e completa del programma e dei suoi ingredienti: dalle performance dei concorrenti, alle alchimie e rivalità dei giudici, dalla perfetta resa di un meccanismo forte e d’impatto all’assenza di un conduttore carismatico e presente.
Le parole d’ordine dell’edizione italiana di The Voice continuano ad essere due: genuinità e buonismo, soprattutto per la missione salvifica assurta dai coach come obiettivo primario e per il profondo rispetto che lega i cantanti agli istruttori e gli istruttori a loro stessi. Perché la marcia in più del nuovo talent di RaiDue è proprio questa: la dimostrazione lampante di come si possa realizzare un programma pulito e semplice senza ricorrere agli schiamazzi e alle dinamiche spinose elaborate da altri show. E ora, che Battle siano!
1. Matto ha scritto:
29 marzo 2013 alle 00:55