Terza puntata delle Blind Auditions, esattamente uguale alle altre se non per un particolare: le dinamiche interne scoccate nella giuria di The Voice. Se Piero Pelù (qui il suo team) continua imperterrito il suo personalissimo show fra consigli ai candidati e sottili provocazioni ai colleghi, Raffaella Carrà rimane sempre più ancorata al ruolo di “conduttrice mancata” del talent ormai orfano di un Troiano schiavo di un repertorio scarsamente originale se non piegato ai consueti “Su, giratevi” e “Forza, su”. La signora del Tuca Tuca è iperattiva, scherza con i cantanti e dispensa la solita telegenia, spingendosi a volte un po’ oltre.
Il suo eccessivo protagonismo, i suoi continui “brividi” per la voce di turno e la promessa del “fare grandi cose insieme”, finisce con lo stonare al punto da spingere il maestro Riccardo Cocciante ad evidenziare come la Carrà sappia “vendersi” egregiamente. Il problema è che, dopo un breve siparietto in cui intona il motivetto “Mi vendo”, il caschetto più famoso del piccolo schermo ci rimugina su e, nel successivo rvm, chiarisce la sua mission e la voglia di mettersi in gioco con umiltà e divertimento, da brava “scolaretta” richiamata dal maestro. Agli antipodi dell’energia e dell’empatia della Carrà, Noemi (qui il suo team) continua a non destare particolari sorprese, perennemente braccata da un timore e una ritrosia che mal si addicono a una “leonessa”. Degna erede di Fabio Massimo “Il Temporeggiatore”, la cantante si rifugia nel solito alibi della più giovane dei coach, ribadisce il valore aggiunto dello strumento musicale malgrado lo riconosca di rado al primo ascolto e cerca continuamente il confronto con i colleghi, come l’inopportuno “Ti serve?” rivolto a Piero Pelù sulla scelta di Jacopo Sanna scambiato, evidentemente, per una figurina Panini.
Il riscatto (finalmente) non tarda ad arrivare. E’ proprio con Lorenzo Campani che la leonessa, a mo’ di Richard Parker in Vita di Pi, sfodera gli artigli combattendo per reclutare il cantante quarantenne nella sua squadra. Si sa, in guerra tutto è concesso e non passa molto prima che Noemi prenda in giro Pelù sul suo cerimoniale legato al “fare grandi cose insieme”, sulla corrente d’aria che invade lo studio facendo rabbrividire di continuo la Carrà e sulla tecnica ricercata da Cocciante. “So di essere quella con meno esperienza qui, ma se verrai con me faremo un grande lavoro insieme [...] Yes we can!“. Peccato che, malgrado la volontà e il motto Obamiano, il giovane gli preferisca Riccardo Cocciante (qui il suo team). E come dargli torto? Garbato, equilibrato e professionale, il compositore cerca la “voce” con serietà e impegno, attento più alla qualità e alla tecnica della performance che ai siparietti improvvisati dagli altri coach.
D’altronde, se una buona parte di concorrenti proviene da esperienze pregresse nei suoi spettacoli e musical, tanto da rendere il talent più simile a un The Voice of Notre Dame de Italie, una ragione ci dovrà pur essere. E’ così che Lorenzo, interprete di Clopin e Quasimodo nel suo lavoro, malgrado quattro poltrone girate, si dirige immediatamente verso Cocciante, Maestro di stile quanto di vita. E anche quando SuperPiero tenta di smuovere la scelta di Federica Celio ammonendo il cantante di “Bella senz’anima” del solito genere da serenata, il Maestro non si scompone e ribatte: “Non faccio solo delle cose che somigliano a me. A me piace il rock, piace il blues…Mi piace tutto!” . Certo, dopo tre puntate, le Blind Audition esauriscono, pian piano, le cartucce, ma consolidano le personalità e i caratteri dei coach, finalmente più sciolti e interessanti (a differenza di Fabio Troiano).
QUI TUTTE LE FOTO DELLE ESIBIZIONI E IL LIVE DELLA TERZA PUNTATA DI THE VOICE
1. Matto ha scritto:
22 marzo 2013 alle 02:31