“Un gruppo di attori che interpretano una soap opera di grande successo, dopo dodici anni passati sul set, apprendono la probabile fine della loro serie televisiva. Decidono allora di raggiungere Roberto, il leader del gruppo, in una piccola isola paradisiaca, dove lui possiede una vigna…”. Se la trama di Un’Insolita Vendemmia - nelle sale da aprile – vi ricorda le vicende di CentroVetrine un motivo c’è. La “commedia tragicomica” è scritta e diretta da Daniele Carnacina, produttore creativo della soap di Canale 5 che ha evitato in extremis la chiusura definitiva (il set riaprirà ad aprile). Proprio la sua ultima fatica cinematografica dà il la alla nostra intervista con Daniele Carnacina.
Cosa ti ha spinto a realizzare Un’Insolita Vendemmia?
Stavamo vivendo un momento personale e collettivo particolare dovuto alla possibile chiusura di Centovetrine che peraltro si inseriva in un contesto altrettanto delicato. Sentivo il bisogno di “fissare” questo momento di comunione di sentimenti e l’ho fatto raccontando la storia di un gruppo di amici, trattando temi forti che nella soap non si ha modo di sviluppare.
Nel cast ritroveremo Roberto Alpi, Marianna de Micheli, Barbara Clara e tanti altri protagonisti di Centovetrine. Portare degli attori di soap al cinema non è un rischio?
Sì però interpretano degli attori di soap nel film e, dunque, sono molto credibili. Chi meglio di un attore di soap può impersonare un attore di soap? Se i ruoli fossero stati diversi mi si poteva dire “perché la De Micheli e non la Buy?”. In questo caso no. Rimane certamente una scommessa, anche perché gli attori si sono trovati ad adottare un approccio cinematografico alla recitazione.
In quante sale uscirà il film?
Non vogliamo strafare, stiamo ipotizzando circa 60 sale. Questo è almeno l’obiettivo iniziale.
Il set di Centovetrine riapre il 3 aprile. Ci sarà un’ulteriore riduzione dei costi?
Un po’ saranno ridotti ma riusciremo anche stavolta a non riversare il taglio sulla parte visiva. Inizieremo nuove tecniche di ripresa e penso verrà fuori ugualmente un buon lavoro.
In questi anni di quanto è diminuito il budget di Centovetrine?
Negli ultimi due anni tra il 15% e il 20%.
In generale, rispetto alla media europea, la fiction italiana non è ancora troppo cara?
Non conosco con precisione i costi degli altri paesi ma credo che con Centovetrine stiamo toccando un record in termini di low budget. Penso altresì che siamo allineati a Francia, Spagna e Germania. La fiction in generale costa, forse sì, troppo ma ritengo che la crisi obbligherà a contenere i costi. Negli ultimi anni si sono affacciate in prime time serie che costano meno, e credo che la via percorribile sia quella di affiancare a una lunga e media serialità dai costi abbattuti delle produzioni d’elite con poche puntate e alti budget.
Un prodotto come Centovetrine è esportabile?
Sì, sia a livello di prodotto da doppiare – ed è stato fatto in parecchi paesi, soprattutto dell’Est – sia come format. In Polonia e Russia, ad esempio, lo hanno acquistato. In passato anche Vivere è stato esportato.
A proposito di Vivere. Si poteva evitare la chiusura?
Le cose non devono durare in eterno, Vivere è andato in onda per dieci anni ed una volta che le soap cambiano orario si perde l’abitudine del pubblico. E’ stato un grande successo. Per la prima volta una soap italiana ha sfondato il muro dei 5 milioni di spettatori.
Come valuta l’esperimento in prime time di Centovetrine?
Io penso che bisognerebbe fare episodi pensati per il prime time. Personalmente credo poco nel mandare delle puntate destinate al daytime in prime time perché per una soap è difficile acchiappare nuovi spettatori all’ottocentesima puntata. Bisognerebbe fare degli spin-off, quattro o sei puntate autoconclusive con dei personaggi forti e a sè stanti in modo che anche chi non segue la soap può farlo. Comunque, considerata la forte controprogrammazione, i risultati non sono stati così malvagi.
A portare con successo un po’ di soap in prima serata ci hanno pensato Le Tre Rose di Eva…
In Italia c’è un po’ di pregiudizio: nel definire una fiction come una soap si dà un’accezione negativa. E pensare che ci arrivano tanti bei racconti seriali dagli Usa, con le storie incrociate, e nessuno li ha mai definiti soap. Se la soap non viene caratterizzata dalla collocazione daytime o prime time – che è una caratteristica italiana perché in Inghilterra le soap sono trasmesse in prime time – ma dal racconto, scopriamo che quelle che chiamiamo fiction sono soap. Degli esempi sono Un Medico in famiglia e Distretto di polizia. Anomalo il caso di Incantesimo che, pur essendo lo stesso prodotto, solo quando è passato dalla sera al pomeriggio è stato chiamato soap. Prima forse qualcuno si sarebbe offeso.
In realtà Endemol ha sempre precisato con fermezza che Le Tre Rose di Eva non è una soap…
Su questo non sono d’accordo ma capisco che ci fosse la paura di incappare in un pregiudizio. Non si dovrebbe avere paura delle definizioni. Una soap può essere brutta proprio come una fiction e non mi sento di ghettizzare da un punto di vista artistico o produttivo il fenomeno. Negli ultimi anni comunque si sta facendo molto per vincere il pregiudizio, non a caso siamo riusciti ad arruolare in Centovetrine un grandissimo attore come Mariano Rigillo.
In Centovetrine però qualche attore “meno bravo” c’è.
Sì, come in tante altre fiction. Tuttavia in Centovetrine se uno è meno bravo risulta di più perché è in presa diretta e c’è meno tempo per girare. Diciamo che ci sono meno paracadute per un attore..
Caratteristica delle soap italiane, rispetto a quelle a stelle e strisce, è il tentativo di essere il quanto più possibile realistiche. Negli ultimi anni, però, Centovetrine sembra aver ceduto a vicende un tantino surreali…
Sul termine surreale non sono completamente d’accordo, sicuramente ha abbandonato una linea un po’ “quotidiana”. Devo dire però che mentre Vivere era fortemente improntata al realismo, Centovetrine – e ce lo dice il nostro pubblico – è sempre stata vissuta come la soap dei grandi colpi di scena. In un paio di casi è vero che abbiamo ecceduto, ad esempio un paio d’anni fa con la storia del clone sulla quale io non ero d’accordo e l’ho un po’ subita. Un’altra forzatura, che abbiamo fatto consapevoli pur di riportare un grande personaggio, è stata la resurrezione di Ettore Ferri. Sapevamo di rompere un patto col pubblico ma si trattava di un’occasione eccezionale. Centovetrine racconta storie di grosse contrapposizione ed inevitabilmente non può raccontare il realismo di tutti i giorni. Del resto è nata con la storia di una sorella che sta quasi per far fare un incesto al padre per non rivelargli che la persona di cui si era innamorato era la figlia.
Avete anche eliminato la “middle class”…
Io sarei per riafforntare questi temi e sicuramente qualcosa in tal senso faremo.
Centovetrine è famosa anche per le sue “scene hard”…
Se c’è l’amore tra i personaggi, le scene passionali funzionano. Delle volte abbiamo ecceduto e negli ultimi tempi ne giriamo meno. Comunque a noi piace far vedere qualcosina di sexy.
Qual è la storyline più bella di Centovetrine e quale quella che vorresti introdurre?
Difficile dire la più appassionante, ne ho amate tantissime. I temi che avrei voluto introdurre nella soap, invece, li ho trattati in un’Insolita Vendemmia.
1. Marco89 ha scritto:
2 marzo 2013 alle 16:44