Per gli inguaribili censori degli sprechi pubblici, o di quelli che ad un primo sguardo possono apparire tali, è tempo di applausi e floride raccolte di consenso, nel pieno della crisi di fiducia nei confronti di partiti e istituzioni. Qualche volta però la fredda ragioneria, o talora la pignola ispezione, si deve arrestare davanti alla barriera del ritrovamento del buon senso. Va bene tutto, ma senza esagerare.
Nel Paese che per un paio di anni pensionava alcuni dipendenti dopo soli 15 anni e che regalava agende a go go, si arriva al balletto delle segnalazioni e delle repliche anche sui capitoli di spesa più ‘innocenti’. Avviene, così, che lo scontro coinvolga oggi Il Fatto Quotidiano e la Rai. La televisione di Stato, presumibilmente infastidita da un articolo comparso sulle pagine del giornale di Travaglio, Padellaro e company, precisa:
”In merito all’articolo firmato da Carlo Tecce a pag. 11 de Il Fatto Quotidiano del 16 novembre 2012 dal titolo “Rai, Tarantola acquista poltrone: per se stessa”, non credevamo che cambiare alcune poltrone nella sala di rappresentanza della nostra Azienda potesse suscitare un interesse da parte del vostro giornale. Si trattava di una spesa già preventivata prima dell’arrivo dei nuovi vertici. Inoltre non si può considerare uno spreco, ma soltanto una ottimizzazione di risorse, visto che le poltrone sostituite hanno preso il posto di quelle degli anni ‘70 che “resistevano” in Sala A.”
Come a voler dire che si sta cominciando ad esagerare con questa politica della trasparenza assoluta a fine forcaiolo. Scagionata dunque la Tarantola, sicuramente poco mediatica e facilmente attaccabile in un periodo di vacche magrissime come questo. La dirigente, almeno di questo, potrà fare a meno di rispondere di questa decisione di bilancio. Al massimo i cuscini nuovi saranno una colpa involontaria di cui rispondere solo dinanzi a Dio.
Per le penne del Fatto non è la prima circostanza in cui emerge un dibattito sulle loro ricerche spasmodiche, sul loro servizio pubblico per fare le pulci al potere. Come dimenticare l’humour inglese del professor Monti nella conferenza di fine anno del 2011, quando il Premier, dinanzi alla domanda proprio di un giornalista di questa compagine, in merito ad un certo acquisto strambo di pregiate uova decorate, sganciò una delle sue rispostine da consumato scacchiere sagace britannico.
Del resto quando di mezzo ci sono acquisti di poltrone l’occhio dei reporter deve essere sempre ben sgranato. Se poi si tratta solo di rinnovare la tappezzeria o di pensionare sedute che hanno ospitato i deretani di una serie infinita di uomini di governo e di governicchi forse si può scegliere anche la via dell’indulgenza. Stavolta Occhio alla spesa lo dice Il Fatto.
1. Taichi ha scritto:
19 novembre 2012 alle 18:48