In casa Rai i tempi per dare un volto al nuovo Festival stringono e lo spettro, sempre più concreto, di ricadere nella polvere dopo l’edizione sugli altari di Bonolis crea parecchie preoccupazioni. E’ così che si rincorrono le idee e si valutano diverse piste. Proprio ieri Tony Renis, direttore artistico nell’edizione condotta dalla Ventura, ha smosso le acque del dibattito, da qualche giorno quiete, lanciando l’idea di un festival con le migliori presentatrici dell’azienda. In questa sorta di Bello delle donne sul palco dell’Ariston infatti il cantate vedrebbe con favore la tripletta Carrà- Ventura- Clerici, una trovata francamente bizzarra, o meglio grottesca.
Sembra di tornare agli esperimenti degli anni Novanta con il gioco preserale Luna Park, ma stavolta la multiconduzione porterebbe alla sovrapposizione di tre figure molto distanti tra di loro che difficilmente potrebbero arrivare ad uno stile medio omogeneo e gradevole. Del resto le tre conduttrici hanno già provato l’esperienza del Festival dando alla kermesse colori completamente diversi nelle rispettive edizioni.
Non decollò mai l’edizione della Carrà, e nel frattempo un decennio ha ulteriormente ingessato la conduzione della Raffaella nazionale, che persino nell’ultima edizione della sua leggendaria creatura Carramba ha mostrato ormai una poca conciliabilità con i ritmi della televisione contemporanea e l’auditel non ha avuto mai picchi significativi nonostante i soldi disseminati ai telespettatori e il sostegno dell’esercito dei Boys (persino la Balivo ormai in Rai può fare la voce grossa con la celebre collega). Il suo garbo un pò convenzionale e le dinamiche un pò troppo prevedibili dei suoi show come potrebbero mai conciliarsi con il ciclone Ventura?
L’edizione, molto lasvegasiana, di SuperSimo infatti nonostante contribuì a sciogliere la rigida solennità formale tutta baudiana, preparando di fatto la strada al grande boom dell’anno successivo del re Mida dell’Ariston Bonolis, risultò indigesta ai più per lo stile troppo simile a Quelli che il Calcio (basti ricordare ad esempio l’ introduzione con voce off di Gnocchi immediatamente dopo il tripudio del gingle della mondovisione). Il vulcano Ventura, ormai fuori da X-Factor, con la carica e la veracità che contraddistingue la sua conduzione, specie nelle rocambolesche situazioni che si creano ogni anno all’Isola, è diventato formidabile icona di tutto un nuovo modo di percepire lo spettacolo e la vita, e meriterebbe una seconda possibilità, anche per sfatare il tabù di Rai1. Ma il suo profilo di donna furba, spontanea e in carriera è difficilmente conciliabile in quanto si è ritagliata un suo spazio consistente proprio in virtù del suo essere un’alternativa al canone dell’ammiraglia della tv di stato che marciava sui toni della Carlucci e della Carrà stessa.
Terza, ma non per importanza, Antonella Clerici, mamma e casalinga sui generis, proiezione della donna media italiana alle prese con le piccole grandi questioni della quotidianità. Per l’affetto dimostratole dal pubblico (non vuole proprio mollarla La prova del cuoco a cui deve tutta la sua popolarità infatti), o forse come ricompensa allo “sgarbo” subito, la nostra continuerà a lottare per guadagnarsi la possibilità della ribalta sanremese (verosimilmente come unica conduttrice o al massimo di nuovo in coppia con un presentatore come ai tempi di Bonolis). Un ulteriore successo all’Ariston conferirebbe alla sua spiritosa vaporosità, alla sua essenza da vicina di casa simpatica invitata al gran ballo, il riconoscimento definitivo come volto rosa di Rai1. Ma è davvero difficlie immaginarla con le sue ironiche balze ottocentesche, con i suoi doppi sensi esuberanti a fianco della peperina Ventura che con i suoi look very cool e le sue ampie mimiche vuole sempre essere protagonista, o peggio ancora con la signora Carrà che non fa della naturalezza sul palco la sua dota migliore e davanti a qualche trovata dell’Antonellina rimarrebbe tramortita.
Tre primedonne con target e style molto distanti per tentare di coinvolgere più pubblico possibile, per portare ognuna la sua dose di acqua al mulino Rai. Torna alla mente, come esempio negativo di poco fortunate armonizzazioni di diversità, tlo scarso risultato del terzetto canoro Pupo-Belli-Youssou N’Dour. Si passi il paragone ma in questo caso c’è il rischio di un flop altrettanto grottesco, degno quasi dell’edizione di Panariello; c’è il pericolo, qualora ognuna delle tre accettasse di ridurre la propria dimensione egotica, di dare un’identità confusa al Festival e ai telespettatori rendendo scottante la patata già bollente del dopo Bonolis.
1. jhason ha scritto:
13 luglio 2009 alle 20:28